martedì, Novembre 11, 2025
HomeCronacaNapoli, bimba di 2 anni ingerisce hashish: ricoverata d’urgenza al Santobono

Napoli, bimba di 2 anni ingerisce hashish: ricoverata d’urgenza al Santobono

MORVRAN.COM
ArtesTV

Una tragedia sfiorata a Napoli, nel quartiere Arenaccia, dove una bambina di appena due anni è stata ricoverata d’urgenza all’ospedale pediatrico Santobono dopo aver ingerito, secondo quanto emerso dai primi accertamenti, una piccola quantità di hashish. La notizia, confermata da fonti sanitarie e dalle forze dell’ordine, ha destato sgomento e rabbia in tutta la città. La bimba è arrivata al pronto soccorso in stato di semi-incoscienza, con chiari segni di intossicazione da sostanze stupefacenti. I medici del Santobono, dopo i primi soccorsi e le analisi tossicologiche, hanno stabilito che la sostanza ingerita era proprio hashish, verosimilmente trovata all’interno dell’abitazione. Le sue condizioni, pur restando serie, sarebbero in via di miglioramento grazie al tempestivo intervento dei sanitari, che l’hanno stabilizzata e posta sotto stretta osservazione nel reparto di rianimazione pediatrica. I carabinieri, giunti immediatamente sul posto, hanno avviato un’indagine per ricostruire le circostanze dell’accaduto e accertare eventuali responsabilità dei genitori o di altri adulti presenti in casa al momento del fatto. Al momento, si ipotizza che la piccola abbia trovato il pezzo di sostanza stupefacente in un mobile o in un cassetto, scambiandolo per cibo o caramella. Le indagini stanno cercando di chiarire se la droga fosse destinata al consumo personale di uno dei conviventi o se in casa si svolgesse attività di spaccio. Le forze dell’ordine hanno effettuato una perquisizione accurata, rinvenendo ulteriori tracce di hashish e strumenti compatibili con il confezionamento della sostanza, elementi che potrebbero aggravare la posizione di chi aveva il compito di vigilare sulla minore. Un episodio che, al di là dell’aspetto penale, riaccende una ferita profonda nella società napoletana: la fragilità del contesto familiare, l’assenza di controllo, la superficialità con cui troppe volte si sottovaluta il rischio di tenere sostanze pericolose alla portata dei bambini. Al Santobono, i medici raccontano di un dolore che si ripete, di casi simili che si presentano sempre più spesso, segno di un disagio sociale e culturale che non si limita alla povertà materiale ma riguarda l’assenza di consapevolezza e responsabilità genitoriale. Negli ultimi mesi, secondo fonti sanitarie, si è registrato un aumento dei ricoveri per intossicazioni da sostanze stupefacenti in età pediatrica: bambini che trovano pasticche, residui di hashish o cocaina, o inalano fumi di droghe leggere in ambienti familiari dove l’uso è diventato “normale”. Una normalità che spaventa più della stessa emergenza, perché rivela un degrado silenzioso che si consuma dentro le mura domestiche. I carabinieri stanno ascoltando i genitori e altri familiari per comprendere la dinamica e verificare eventuali negligenze. La Procura di Napoli, intanto, ha aperto un fascicolo per lesioni colpose e detenzione di sostanze stupefacenti, ma non si esclude che, alla luce dei nuovi accertamenti, i reati possano essere aggravati da profili di abbandono o maltrattamento di minore. La piccola, intanto, resta affidata alle cure dei medici, che continuano a monitorarla con attenzione e riserbo, mentre i servizi sociali del Comune sono stati allertati per valutare la situazione familiare. Nel quartiere, la vicenda ha suscitato profondo sdegno: “Non è possibile che una bimba di due anni rischi la vita per l’incoscienza degli adulti”, dice un vicino di casa, riassumendo un sentimento di esasperazione che attraversa molti cittadini, stanchi di vedere drammi del genere consumarsi nel silenzio e nella distrazione generale. Questo episodio, drammatico e vergognoso, pone ancora una volta l’accento sul fallimento di un sistema di prevenzione che dovrebbe vigilare e intervenire ben prima che accadano simili tragedie. Perché dietro la cronaca di una bimba che ingerisce hashish non c’è solo un errore, ma una catena di omissioni: l’assenza di educazione familiare, la scarsa presenza dei servizi sociali, la tolleranza di comportamenti pericolosi che vengono banalizzati come “cose da adulti”. L’Italia, e Napoli in particolare, devono interrogarsi su cosa significhi davvero tutela dell’infanzia: non solo una parola scritta nelle leggi, ma una responsabilità collettiva, una rete di protezione che impedisca a un bambino di due anni di trovarsi a un passo dalla morte per la leggerezza di chi avrebbe dovuto amarla e proteggerla. La speranza, adesso, è che la piccola si riprenda completamente, ma resta la necessità di una riflessione profonda, non solo giudiziaria ma morale, su come la società stia progressivamente smarrendo il senso del limite, dell’amore e del dovere verso i più indifesi.

RELATED ARTICLES

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

Eventi in programma

ULTIME 24 ORE