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Napoli capitale dell’Intelligenza Artificiale: la scuola italiana entra nel futuro

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Al NextGen AI Summit il MIM presenta le nuove linee guida per l’introduzione dell’Intelligenza Artificiale nelle istituzioni scolastiche. Un laboratorio mondiale di idee, etica e innovazione.

Napoli, Campania, Italia Ottobre 2025.
Dalle sale di Palazzo Reale al Teatro di San Carlo, la città di Napoli si è trasformata in un palcoscenico internazionale dell’innovazione educativa. È qui che il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha presentato le Linee guida per l’introduzione dell’Intelligenza Artificiale nelle Istituzioni scolastiche, nel cuore del primo NextGen AI Summit, un evento che ha riunito oltre seimila partecipanti tra docenti, studenti, formatori, startupper e delegazioni provenienti da quaranta Paesi del mondo.

u65 whatsapp image 2025 10 12 at 19.22.07L’obiettivo è chiaro e ambizioso: preparare la scuola italiana all’era dell’intelligenza aumentata, dove la tecnologia non sostituisce l’uomo, ma ne amplifica le potenzialità cognitive e creative.

“Vogliamo che l’IA diventi un alleato del docente e un’opportunità per ogni studente ha dichiarato il Ministro Giuseppe Valditara garantendo una formazione equa, inclusiva e di qualità”.

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Tra dibattiti, workshop e prototipi applicativi, Napoli ha accolto il dibattito più attuale del nostro tempo: come conciliare l’innovazione con l’etica, l’algoritmo con l’umanesimo.
I quattro assi tematici del Summit Persone, Luoghi, Tecnologie e Metodologie hanno scandito una riflessione profonda sul futuro della didattica. Al centro, non solo l’intelligenza artificiale come strumento, ma come nuovo linguaggio educativo, capace di personalizzare l’apprendimento, supportare studenti con bisogni speciali e alleggerire il carico burocratico degli insegnanti. I dati della sperimentazione nazionale parlano chiaro: nelle classi dove è stata introdotta l’IA, la media dei voti è salita da 6,9 a 7,6 e il tasso di non ammissione è crollato al 0 %.

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Napoli laboratorio del futuro

L’atmosfera è quella di una rivoluzione culturale. Nelle aule di Palazzo Reale, insegnanti e studenti hanno lavorato fianco a fianco con esperti di robotica, realtà aumentata e intelligenza conversazionale. Si parla di tutoring digitale, laboratori immersivi, creazione di contenuti tramite IA e di una nuova alfabetizzazione tecnologica che rispetti l’etica e la privacy dei dati. Ogni workshop è diventato un’esperienza concreta: dal coding emozionale alla costruzione di assistenti virtuali per l’inclusione, fino alla progettazione di ambienti di apprendimento aumentati. È un “ecosistema della conoscenza” dove Napoli con la sua energia, le sue università e il suo patrimonio culturale si propone come capitale mediterranea dell’innovazione educativa.

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Accanto all’entusiasmo tecnologico, non è mancata la riflessione critica. Esperti e docenti hanno richiamato l’importanza di una formazione etica dei formatori, di un uso consapevole dell’IA e di un investimento che non lasci indietro le aree più fragili del Paese.

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Il Ministero ha già annunciato un piano da 100 milioni di euro per la formazione di docenti e studenti, e una nuova sperimentazione campana che renderà la regione pilota nel campo della didattica aumentata. Un segnale forte: l’Italia non vuole inseguire la rivoluzione digitale, ma guidarla a partire dai banchi di scuola.

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Il NextGen AI Summit non è solo un convegno: è la scintilla di un cambiamento sistemico.
Napoli, culla di cultura e pensiero, ha dato voce a un nuovo modello educativo in cui tecnologia e umanità si fondono in un equilibrio possibile.

Un manifesto, in fondo, per una scuola più giusta, più libera e più intelligente.

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E se il futuro appartiene a chi sa immaginarlo, allora questo autunno napoletano ci ha ricordato che con visione, coraggio e competenza l’Italia può ancora insegnare al mondo come si crea innovazione.

L’intelligenza del cuore e quella delle macchine

di Simona Carannante, giornalista e docente

Osservando il fermento che si respira in questi giorni a Napoli, emerge con chiarezza che l’Intelligenza Artificiale non è più un’ipotesi lontana, ma una presenza concreta, destinata a cambiare radicalmente il modo in cui insegniamo, apprendiamo e viviamo la scuola.
Come docente, ma anche come cittadina e madre, vedo in questo passaggio epocale una doppia responsabilità: accogliere il futuro senza perdere l’anima dell’educazione.

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La tecnologia può potenziare la mente, ma non può sostituire il cuore.
L’intelligenza umana resta quella capace di empatia, di ascolto, di errori fecondi, di sogni che non si possono programmare. È questa la sfida più grande: far convivere la logica degli algoritmi con la poesia dell’apprendimento, il dato con la vita reale dei nostri studenti.

L’IA, se ben guidata, potrà aiutarci a personalizzare la didattica, a comprendere meglio i ritmi di ciascuno, a rendere la scuola più inclusiva e meno burocratica. Ma solo se dietro lo schermo continueranno a esserci educatori consapevoli, critici e appassionati, capaci di umanizzare la tecnologia e non di subirla. Eppure, c’è un’altra forma di intelligenza che non dobbiamo dimenticare: quella del territorio, delle radici, del senso di appartenenza. La scuola del futuro non potrà limitarsi a educare al digitale dovrà anche educare alla cittadinanza consapevole, all’amore per la propria terra e alla responsabilità verso i luoghi in cui si cresce. I nostri ragazzi devono imparare a guardare il mondo, a viaggiare, ad aprirsi alla cultura globale, ma senza smarrire il fascino e la dignità del proprio territorio. Solo chi conosce e ama la propria città può contribuire a migliorarla, e non soltanto a criticarla. Un giovane che sente di appartenere a un luogo, che ne comprende la storia e le potenzialità, diventa un adulto affidabile, capace di costruire valore e bellezza.

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Napoli, con la sua luce, la sua storia e la sua complessità, è il simbolo perfetto di questa sintesi tra tradizione e innovazione: un luogo dove l’arte incontra la scienza, e dove la scuola può diventare davvero il cuore pulsante del cambiamento.

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Se sapremo investire non solo nei software ma anche nei cuori e nelle menti di chi insegna e di chi impara, allora la scuola del futuro non sarà soltanto più intelligente sarà più umana, più civile, più nostra.

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Perché la vera innovazione non è quella che ci allontana dalle origini, ma quella che ci insegna a guardarle con occhi nuovi.

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