venerdì, Maggio 23, 2025
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Napoli, nomi in codice per avvertire i clan: così “Marittiello” e “zia Maria” segnalavano la presenza della polizia

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Bastava urlare un nome. Non servivano sirene né telefoni. Gridare “Marittiello” o “zia Maria” era il segnale: le forze dell’ordine erano in zona. Un linguaggio in codice, semplice ma efficace, utilizzato per avvertire gli affiliati dei clan della presenza della polizia nel quartiere.

A scoprirlo sono stati gli investigatori, nel corso di un’operazione di monitoraggio e controllo nelle aree a forte densità camorristica della città. Secondo quanto emerso, alcuni soggetti, apparentemente insospettabili, si appostavano all’ingresso dei vicoli e delle strade principali fungendo da vedette, pronti a lanciare l’allarme in caso di controlli o blitz.

Il sistema si basava sull’utilizzo di nomi in codice, apparentemente innocui, pronunciati ad alta voce come se si stesse cercando un parente o un amico. In realtà, quei nomi attivavano una vera e propria catena di comunicazione sotterranea: i pusher si dileguavano, le basi venivano smantellate in pochi secondi, la droga nascosta veniva rimossa.

Il trucco, però, non è passato inosservato agli occhi degli investigatori, che hanno documentato e decifrato il linguaggio usato, risalendo anche a chi rivestiva il ruolo di “sentinella”. Ora le posizioni di diversi soggetti sono al vaglio della magistratura e non si escludono provvedimenti a breve.

Ancora una volta, Napoli si trova a fare i conti con l’ingegno criminale di chi cerca di sfuggire alla legalità, ma anche con la determinazione delle forze dell’ordine nel rompere quei meccanismi che, troppo spesso, rendono invisibili gli interessi delle organizzazioni camorristiche.

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