di Glicine Benedetti
Il leader dell’opposizione russa Alexei Navalny, morto il 16 febbraio 2024 in una colonia penale siberiana, potrebbe non essere deceduto per cause naturali – come afferma un report ufficiale stilato dalle autorità di Mosca – bensì a seguito di un avvelenamento.
Secondo quanto riportato da The Insider, due versioni divergenti dei documenti ufficiali di morte di Navalny, datati 26 febbraio, sono emerse: una versione iniziale, successivamente corretta, e una finale che sostiene la tesi del decesso per cause cardiache, come aritmia e ipertensione. Il referto originale includeva dettagli inquietanti come dolori lancinanti all’addome, vomito improvviso, convulsioni e perdita di conoscenza, sintomi non compatibili con la spiegazione ufficiale ma piuttosto con un avvelenamento.
Lo specialista Aleksandr Polupan, che curò Navalny nel 2020 dopo l’attacco con il Novichok, ha sottolineato che tali sintomi sono tipici di un’intossicazione da sostanze organofosforiche, una categoria di cui il Novichok fa parte se ingerito. Questo aggiunge peso alla tesi dell’avvelenamento in carcere. Il mancato rilascio del corpo alla famiglia per una settimana e il divieto di condurre esami indipendenti sui campioni biologici rafforzano i sospetti di un insabbiamento da parte delle autorità.