sabato, Luglio 19, 2025
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Nessuno resti indietro, nemmeno chi ha sbagliato : l’appello del Garante dei detenuti di Caserta, Don Salvatore Saggiomo, per un carcere che costruisce ponti e non abbandona nessuno

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CASERTA C’è una voce che si leva con forza, ma anche con tenerezza, dalle stanze silenziose del carcere e arriva dritta al cuore delle istituzioni. È quella di Don Salvatore Saggiomo, Garante dei diritti delle persone private della libertà per la provincia di Caserta, che lancia un messaggio chiaro: “Il carcere non sia una discarica sociale. Deve essere un luogo di rinascita”. In un’epoca in cui è facile rimuovere, dimenticare, voltarsi dall’altra parte, Don Saggiomo sceglie la via più difficile ma più umana: tendere la mano, costruire ponti, rifiutare i muri. Il suo ruolo va ben oltre quello formale di garante: è una missione quotidiana fatta di ascolto, di contatto umano, di visione politica. “Chi esce dal carcere sottolinea non è un caso isolato da ignorare, ma una sfida che interpella l’intera società. La responsabilità del reinserimento non può gravare solo sulle spalle di chi ha sbagliato. Serve una politica coraggiosa, pronta ad accogliere e a progettare”.

Con queste parole, Don Saggiomo invita i sindaci della provincia di Caserta a un confronto diretto, concreto, operativo. Non un semplice scambio di opinioni, ma un vero tavolo di lavoro per immaginare percorsi condivisi di reinserimento. E annuncia l’organizzazione di un convegno provinciale, tappa fondamentale per mettere al centro dell’agenda pubblica il tema della detenzione e del ritorno alla vita civile. Ma non si tratta solo di buoni propositi o teorie astratte. Il garante porta con sé una storia che vale più di mille parole. È quella di Sebastiano, ex detenuto del carcere di Secondigliano, originario della terra casertana. Un uomo che, grazie al sostegno ricevuto durante la detenzione, ha saputo trasformare il buio in luce. “Ho visto nascere in lui racconta Don Saggiomo una voglia autentica di riscatto. Giorno dopo giorno, con fatica e determinazione, ha saputo dare senso al dolore”. Oggi Sebastiano è laureato in Scienze Giuridiche. Un traguardo che è insieme simbolo e testimonianza: il carcere, se vissuto come percorso di responsabilizzazione e accompagnato da veri strumenti di crescita, può diventare una fucina di speranza. Non è retorica, ma concretezza. Sebastiano è la prova che un’altra strada è possibile. E Don Saggiomo, che per anni ha percorso i corridoi delle celle in veste di cappellano, oggi chiede alle istituzioni di non girarsi dall’altra parte: “La dignità non si cancella con un errore. Nessuno deve essere lasciato indietro. Nemmeno chi ha sbagliato”. È un invito, ma anche una sfida. Un richiamo etico, civile, politico. Perché una comunità si misura non solo da come protegge i suoi cittadini, ma anche da come sa tendere la mano a chi è caduto. E in questa provincia di Caserta che spesso si trova a combattere battaglie difficili, questa potrebbe essere la più nobile e rivoluzionaria di tutte.

Con Don Saggiomo, Caserta riscopre il valore della dignità dietro le sbarre

In un territorio che incarna l’incontro tra impegno civile e fede autentica: Don Salvatore Saggiomo, il nuovo Garante dei detenuti della provincia di Caserta. La sua nomina dopo quattro anni di vuoto istituzionale non è solo un atto formale, ma un simbolo per una comunità che ha bisogno di misericordia e giustizia . Il suo messaggio è semplice, ma rivoluzionario: il carcere non è una “discarica sociale”, bensì una piattaforma di rinascita. Chi paga per un errore, lo fa senza perdere dignità e speranza. E per ricostruire, serve la politica e le istituzioni, con coraggio e responsabilità. Scendere in campo, dialogare con i sindaci, promuovere convegni territoriali: Don Saggiomo costruisce ponti concreti . La sua credibilità viene da anni trascorsi tra le celle del carcere di Secondigliano, dove ha lavorato come cappellano, progettando laboratori, teatro, ceramica, rivolti alla formazione umana dei detenuti . Ora, trasferisce quella esperienza nelle istituzioni casertane: da Santa Maria Capua Vetere ad Arienzo, visita, ascolta, promuove misure alternative al carcere, permessi premio, percorsi penitenziari per mantenere relazioni affettive . Ma c’è un altro fronte su cui Don Saggiomo si distingue: la tutela della salute dei detenuti. Una recente ispezione ha messo in luce gravi criticità sanitarie nella Casa Circondariale, in particolare per chi soffre di patologie croniche o oncologiche . Il suo intervento non è stato solo denuncia, ma antidoto per sollecitare soluzioni: perché salute e dignità non si sospendono dietro le sbarre. Questo profilo silenzioso, instancabile, fa la differenza. È la concretezza, non la retorica, che alimenta la speranza. È lui che afferma: “Chi sbaglia paghi, ma con dignità” . E lo fa a titolo gratuito, per vocazione, come viceparroco di Giugliano e presidente onorario dell’associazione NCO Niente Camorra Oggi .

Nel mare agitato delle emergenze penitenziarie, Don Saggiomo porta un faro. Quello della giustizia umana, del reinserimento, del rispetto. Noi giornalisti abbiamo l’obbligo di raccontare questo percorso, di sollecitare le istituzioni a seguirlo, di trasformare le parole in impegno civile. Perché la vera misura di una società non sta in chi punisce, ma in chi sa aiutare a rialzarsi. E mentre lui cammina veloci tra corridoi, scrivanie e tavoli istituzionali, io non posso che dire: grazie, Don Saggiomo. Grazie di non voltarti dall’altra parte. Grazie di aver acceso una luce per chi credeva che fosse già buio. La mia opinione è chiara: con Don Saggiomo in prima linea, Caserta riscopre il valore della dignità, dell’ascolto e della speranza. È un percorso che merita il sostegno di tutti.

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