Sono bastati tre minuti a Salvatore Vassalli, 59 anni, per uccidere Mauro Di Giacomo la sera del 18 dicembre 2023. L’assassino, nascosto sotto casa della vittima in via Tauro, nel quartiere Poggiofranco, lo ha colto di sorpresa al rientro dal lavoro, scaricando su di lui l’intero caricatore di una pistola calibro 7.65. Non soddisfatto, ha infierito sul corpo esanime colpendolo al volto, per poi fuggire a bordo di un’utilitaria scura. L’indagine condotta dalla Squadra mobile di Bari, illustrata ieri in Corte d’Assise dal commissario Roberto Stramaglia, ha svelato i dettagli della premeditazione e permesso di identificare in pochi giorni il presunto responsabile dell’omicidio. Gli investigatori hanno lavorato su diversi elementi: i sette bossoli trovati sulla scena del crimine, le immagini catturate da 29 telecamere di sorveglianza, i tabulati telefonici e i contenuti di cellulari e computer.
Vassalli, originario di Canosa, è accusato di omicidio volontario pluriaggravato da premeditazione, crudeltà, minorata difesa e futili motivi. Il movente sarebbe legato a una causa civile intentata dalla figlia contro Di Giacomo nel 2019: secondo la donna, una manovra fisioterapica effettuata dal professionista le avrebbe causato un danno a un braccio, un evento che sarebbe diventato un’ossessione per la famiglia Vassalli. Gli investigatori hanno ricostruito i movimenti del killer attraverso le telecamere: una Hyundai i10 nera, compatibile con quella segnalata da testimoni oculari, è risultata essere di proprietà di Vassalli. Inoltre, i tabulati telefonici hanno confermato la sua presenza a Bari il giorno del delitto, in orari perfettamente compatibili con l’agguato.
Le indagini hanno portato alla luce anche un particolare inquietante: nel settembre 2022, Vassalli aveva prenotato una seduta di fisioterapia con Di Giacomo, usando il nome di un noto mafioso lucano, suo ex datore di lavoro. «Forse quel nome è stato scelto per incutere timore nella vittima», ha spiegato Stramaglia. Inoltre, nel computer della figlia di Vassalli è stato trovato un file Word denominato “merda”, contenente sfoghi e accuse contro Di Giacomo. La lunga pianificazione, con sopralluoghi nei luoghi frequentati dal fisioterapista, tra casa, studio privato e Policlinico, conferma la premeditazione del delitto. Il processo proseguirà il 25 febbraio con le testimonianze finali dell’accusa.