Il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha annunciato l’intenzione di avviare un’ispezione ministeriale per fare luce sulle modalità con cui Filippo Giardina, il 58enne autore dell’omicidio di Chamila De Silva e del ferimento di un collega di lavoro, si trovasse in libertà al momento dell’aggressione. Già noto alle forze dell’ordine e con precedenti, l’uomo era stato sottoposto a misure cautelari che, evidentemente, non sono bastate a prevenire la tragedia.
“Vogliamo capire se ci siano state leggerezze o errori procedurali nella gestione della sua posizione giudiziaria”, ha dichiarato Nordio. Le prime informazioni indicano che Giardina aveva ricevuto una condanna per minacce e atti persecutori, ma era comunque libero.
Secondo il pubblico ministero che coordina le indagini, l’azione è stata pianificata. “Non si è trattato di un gesto impulsivo. L’uomo si è recato sul luogo di lavoro armato, con l’intenzione precisa di colpire. L’omicidio di Chamila De Silva e il tentato omicidio del collega sono da considerarsi premeditati”, ha affermato il pm in conferenza stampa.
L’inchiesta punta ora a ricostruire tutti i passaggi giudiziari che hanno consentito a Giardina di restare in libertà, nonostante i segnali d’allarme. Le parole di Nordio e l’apertura dell’eventuale ispezione segnalano un crescente malessere all’interno delle istituzioni rispetto alla gestione dei soggetti pericolosi, in particolare nei contesti lavorativi.
Intanto, a Milano, amici e colleghi di Chamila si stringono nel dolore per una perdita che, come molti ora sottolineano, “si poteva evitare”.