Nella seconda metà del secolo scorso, con maggior precisione negli anni a cavallo tra i ’70 e gli ’80, prese piede lo slogan “piccolo è bello”, riferito al modello di azienda che, da allora in avanti, sarebbe stata da assistere particolarmente. Tale fu il coro che si levò in sostegno di quelle tre parole, perchè quella definizione si addiceva a una realtà produttiva che aveva maggiori possibilita di superare le congiunture negative del tempo. Anche altrettante che, con molta probabilità, avrebbe dovuto affrontare ben più oltre la fine di quel secolo nonché l’ inizio del terzo millennio. Quella espressione era presa tal quale dal titolo del libro dell’ economista tedesco J.F. Schumacher, pubblicato nel 1973. In esso l’autore, circa mezzo secolo fa, affermò che la sbornia fu presa soprattutto dai paesi dove il capitalismo era attecchito bene. Difatti la localr imprenditoria aveva adottato processi di produzione rigidi come rigida era la gamma degli articoli a listino. Di tal fatta avvennero una serie di eventi che avevano molti punti in comune con quanto accadde a San Paolo che fu colpito, è una metafora, da una folgore mentre stava raggiungendo Damasco. In Italia, in breve tempo, Confindustria fece suo quello slogan e lo usò per evidenziare che le aziende dovevano essere preparate a fiutare l’aria del nuovo per respirarla senza indugio e, non ultimo, farne l’uso migliore. Buona parte delle realtá che adottarono tale comportamento, ne trassero vantaggio. Lo conferma il fatto che il modo di agire prima accennato, ha avuto un andamento ciclico e un comportamento da fiume carsico. Allo stato sembra proprio che il sistema produttivo Italiano si stia organizzando in tal senso e a tale strategia deve essere riconosciuta la funzione di Ultima Thule. Bisognerà riservare la massima attenzione a che tutte le chicane che presenta una delle severe responsabili di una sana economia, sia in generale che nel suo aspetto gestionale, Sua Maestà l’ Economia di Scala siano affrontate correttamente. Per tratteggiare la stessa basterà accennare che essa soprassiede alle dimensioni di una produzione dal punto in cui quest’ ultima inizia a dare ai padroni del vapore una quantità di ricavi superiore a quella dei costi. Poiché tale situazione non continuerà a procedere in tal modo seguendo un trend positivo all’infinito, l’imprenditore dovrà individuare il punto sul piano cartesiano in cui inizia la diseconomicitá spesso legata a un’ inutile nonchè dannosa immissione nei turni di lavoro di personale non necessario, quando no addirittura di intralcio.
Non si creda che la situazione sopra descritta possa essere contenuta in pochi casi. Se possono esistere sparute alterazioni del genere in aziende private mal condotte, esse sono pressoché la norma nel settore pubblico. Chissà che l’attuale
acuito disaggio non possa riuscire a riportare i fenomeni descritti sulla retta via. Sarebbe senz’altro cosa buona e giusta, in senso laico e va da sé, rispettando determinati limiti.
Concludendo con l’aggiunta che “piccolo è bello” non è una formula magica e pertanto non se ne deve fare un uso distorto.