giovedì, Gennaio 16, 2025
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POESIE DI ELIZEN ELVIRA,  INTERPRETATE E TRADOTTE IN ITALIANO DA MARIA TERESA LIUZZO

                                     POESIE DI ELIZEN ELVIRA

 

INTERPRETATE E TRADOTTE IN ITALIANO DA MARIA TERESA LIUZZO

DIRETTRICE DELLA RIVISTA DI CULTURA INTERNAZIONALE ”LE MUSE” –

GIORNALISTA, EDITORE (ITALIA)

 

 

FINCHE’ MI BACI LE LABBRA

Quell’isola su cui mi affaccio

è la mia isola.

Dalla finestra rossa sembra un diavolo di neve,

dall’aspetto gentile.

Eh, uomini che state alle nostre spalle,

noi siamo delle montagne la corona.

Tutti i pensieri riflettono immagini

che prendono vita

quando baci le mie labbra.

La curiosità si mescola al ricordo,

a volte inquietante come le paludi del fiume

e si stacca come la crosta di un muro a secco

anche la vernice maltrattata dal tempo.

Ah, come desidero che diventi un’isola diversa,

e sia anche tua.

Il passato ci ha fatto impazzire entrambi,

mio caro,

ci ha destabilizzati.

IL MONOLOGO

 

Mi domando: Oh, questa febbre,

perché questa infelicità

dovrebbe essermi restituita?

Non ho commesso alcun peccato

quando ho aperto il mio cuore

e ospitato un nobile peccatore?

Il tremore si è impadronito del mio corpo

e non vuole lasciarlo.

Perché mi consumano le febbri?

Questo mondo è avvelenato dall’odio

e fiorito dall’amore.

Hai trasformato la mia anima

in un fiume impetuoso che travolge ogni ostacolo

sollevando in cielo i grandi amori.

Li trasforma in raggi di sole

ed io sono la vertigine dell’arcobaleno.

Ah, non è peccato che ancora tu sia

l’aspirazione dei miei dipinti.

Che sei con me in questo magnifico cielo,

specchiato sull’erba fresca del prato

e sul verde del muschio che ai miei occhi hai strappato,

lungo il fiume che scorre sereno.

Ah, questi battiti veloci del cuore,

ci conducono fuori dalla nostra orbita

come quel grande orologio da terra fatto di spirito e carne,

trasformato in ritmo

dalla sinfonia delle sue magiche note.

Danzano in quella bellezza celeste

tutte le stelle dell’universo.

Il lunedì le saluta con un sorriso felice

anche se il mio cuore

è diventato ribelle

a questo improvviso, inaspettato distacco.

Andrai via dal Paese,

non mi chiedo se poggerò ancora

la mia testa sul tuo petto

per sentire il battito forte del tuo cuore.

Due bicchieri di vino ci faranno compagnia.

Ci ubriacheremo di promesse e di speranze

addolcite dalle mie lacrime.

Stringerai il mio corpo e mi sussurrerai

che adori le mele del mio giardino

e che potrai raccoglierle perché stanotte

sono io il tuo giardino dell’Eden

e i frutti non sono proibiti.

Non siamo Adamo ed Eva,

ed io non sono Afrodite.

Sono una donna come tante,

con sogni e desideri umani

in questo mondo colorato dalla passione e dalla speranza,

distrutto dall’odio e salvato dall’amore.

Mi chiedo ancora perché questa febbre d’amore

dovrebbe venire a cercarmi,

forse perché sa che non ho peccato amandoti?

Svegliami con la rugiada del mattino,

accarezzami come una rosa,

ho abbandonato i miei ricordi

e sono con te, tutta per te.

Non cercare alcuna ricompensa nella verità

dimenticata dal tempo

nei vecchi nidi abbandonati,

situata in un museo

o in oblìo su un’isola.

 

 

 

 

 

 

SVEGLIAMI CON LA RUGIADA DEL MATTINO

 

E ti vedo ogni mattina

quando provi a svegliarmi

con il tuo tocco maschile

tra i sussurri dei tuoi desideri.

Che felicità essere tutta e solo tua,

di spalancare all’infinito

le porte segrete dell’amore!

Sentire il fuoco che rinasce e si fa vita…

Tocca con mano la felicità della carne e del cervello,

tu, cacciatore di farfalle, con le tue carezze

mi fai toccare le stelle.

Abbracciami, conosciamo già la follia del desiderio,

fammi diventare la tua donna: moglie o fidanzata.

E quel pazzo alla Dacia continua a chiamarmi?

I rami si fissano sui miei capelli come uncini,

mi ostacolano il passaggio

e mi calunniano.

Vogliono spezzare questo incantesimo d’amore,

proprio come fanno gli spiriti maligni.

Sono entrata nell’età matura, le labbra sono assetate,

come un tramonto allo Zenith.

Quanto pesa questa speranza,

ci rimangono i sogni

che ci fanno sentire come regine.

Adesso non dobbiamo più incontrarci

sotto gli alberi marci

dove il grido della felicità

è più forte della primavera

che ci sveglia con la rugiada del mattino.

E’ sufficiente passare nella stanza accanto.

Ti guardo dal letto sotto la luna piena,

con il mio occhio verde

chinato sul tuo collo.

Piango di felicità perché ti possiedo

come una divinità.

Sono gemiti d’amore di un fuoco inesistente

come una stella prima del distacco.

Oh, come temo i sogni terribili

dell’eternità

quando persino il sogno può farci morire.

Elizen Elvira

foto elizen elvira

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