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RACCONTI DI VITO COVIELLO, Il compito da fare a casa: il compagno di banco, La balena bianca, Vito e l’amicizia

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RACCONTI DI VITO COVIELLO

 

La balena bianca, Vito e l’amicizia

Vito, era sicuro di aver preso un pappagallo e di averlo portato con sé fino a casa, quel pappagallo che parlava in Francese e che lui non capiva… con tutte quelle parole con la r, “au revoir” e di qua e di là… fatto sta che lui si era svegliato la mattina e non era più nel suo sommergibile ma bensì nella sua stanzetta nella quale c’era solo una penna coloratissima. La penna apparteneva senz’altro al pappagallo ma dove era finito il volatile? e come avrebbe fatto ora? Beh decise di portare quella penna colorata alla sua compagna di banco, magari si contentava e magari le piaceva. Così la mattina dopo con nel suo cestino della merenda quella penna, lui con quel suo grembiulino (perché allora sapete bambini, si usava portare i grembiulini, neri col fiocchetto bianco perché bisognava andare tutti uguali con il grembiulino, mentre ora i bambini si fanno vestire con abiti firmati che purtroppo diversificano la classe sociale di origine dei bambini che dovrebbero essere tutti uguali) quindi arrivato in classe, Vito si mise vicino alla compagnia di banco e le disse “Maria ti ho portato un regalo” Maria però non lo degnò neanche di uno sguardo, anzi si voltò dall’altra parte e chiese alla suora “Suora? posso cambiare banco?” e Vito rimase con un palmo di naso, ci rimase male. Vito non aveva tanti amici, era già timidino di suo, e gli altri lo prendevano in giro e lui ci rimaneva male. Lo prendevano tutti in giro per le sue monellerie, non aveva altri amici, aveva quell’unica compagna di banco alla quale lui era affezionato tantissimo, che gli piaceva tanto ma che lei ormai lo giudicava un bambino cattivo e violento un monello e quindi era rimasto solo. Tornato a casa, Vito cercò di capire cos’è che non aveva funzionato. forse il pappagallo era rimasto nel sommergibile? Così per controllare andò nella soffitta, entrò in quello scatolone di legno che lui chiamava sommergibile e lo ispezionò da cima fondo… ma il pappagallo non c’era da nessuna parte. Il pappagallo non c’era, forse se l’era sognato o se ne era volato via. Così Vito rimase lì a pensare e, pensa che ti pensa a un certo punto si addormentò e si ritrovò di nuovo in mare, in bocca alla balena bianca, che gli disse “Beh, Vito detto Vitocchio… hai regalato il pappagallo alla tua bella?” Vito rimase di stucco e disse “Ma come è possibile, io la mattina non ho trovato nessun pappagallo, ho trovato solo una penna… e poi, avevo quella unica amica a scuola ed ora non ho più amici, mi discriminano tutti quanti perché io sono timido e piccolino, non sono un chiacchierone come gli altri me sto per i fatti miei, ma ora mi sento tanto solo” allora la balena bianca gli disse: “Vedi anche io da bambina mi sentivo discriminata e venivo presa

altre balene sono nere, persino la balena che chiamano la balena azzurra, pure quella è nera e io solo sono bianca tant’è che tutte le altre balene mi prendevano in giro da bambina e io mi sentivo tanto sola, avevo solo la mia mamma, alla quale volevo tanto bene così le stavo sempre dietro ma ora la mia mamma non c’è più, e quindi io vedi, sto sempre da sola e non ho amici. Devi sapere però che la mia mamma, quando arrivò nella sua vecchiaia, andò nel posto dove vanno a dormire le balena, il cimitero delle balene, e ha seguito dal mare quel fiume, il Bradano, fino ad un grande lago, solo che ora lì hanno messo uno sbarramento, e in quel grande lago lei ci si è adagiata. Tu pensa che hanno ritrovato persino le sue spoglie, e l’anno chiamato la balena Giuliana e l’ora l’hanno messa nel museo di Matera così che tutti la possano vedere. Un giorno di questi mi devi fare una fotografia che mi devi far vedere dove sta e come sta. Io come vedi non ho altri amici… vogliamo essere amici noi due?” “Sì!” disse Vito “da oggi in poi saremo amici, e tu mi verrai a trovare e giocheremo insieme, andremo in giro per il mare, per tutti i mari, a vedere le navi dei pirati, a vedere i sottomarini affondati, ti farò vedere tante cose, tanti pesci colorati…” disse la balena bianca. Vito era felice, finalmente aveva un’amica, e anche la balena bianca era felice, Moby Dick, che gli disse “Da ora in poi chiamami Dick, come si usa tra amici e così saremo amici, amici per sempre”. Bene bambini, avere un amico importante così come è importante non discriminare chi è timido, chi è un po’ diverso per colore della pelle, religione o quant’altro perché bisogna voler bene a tutti i bambini, e voi che siete bambini vi dovete abbracciare e voler bene tra di voi. Perché un amico è per sempre ed è un tesoro da custodire gelosamente e ti rimane anche quando sei grande, e quando sei grande ti ricordi i tuoi amici, ti ricordi gli amici dell’infanzia e i compagni di banco.

Vito Coviello

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Il compito da fare a casa: il compagno di banco

Suor Luciana, la maestra del Sacro Cuore, che era anche la direttrice madre priora dell’istituto Sacro Cuore e della scuola elementare dove andava Vito, aveva dato ai bimbi un compito da fare a casa (e penso che anche a voi bimbi la maestrina vi dia dei compiti da fare a casa, è vero?). Questo compito era il classico componimento da fare a casa sul compagno di banco, da portare il giorno dopo. Vito andato a casa si rese conto che aveva qualche problema, lui non aveva più il compagno di banco, la compagna di banco anzi, perché dopo che Maria la sua amica del cuore, aveva voluto farsi cambiare di posto era rimasto da solo in quanto gli altri bambini avevano già un compagno di banco ed il posto affianco a lui era rimasto vuoto. Nessuno avevo voluto sedersi vicino a lui, avevano già altri amici e compagni e allora Vito non sapeva cosa scrivere… cosa avrebbe dovuto scrivere? Che lui il compagno di banco non ce l’aveva più? Che si sentiva tanto solo? Allora, per pensare, andò nella soffitta ed entrò nel suo sommergibile di legno. In men che non si dica, si ritrovò con Moby Dick la balena bianca. Dick chiese “ciao Vito, anzi, Vitocchio… ti dispiace se ti chiamo Vitocchio?” “No” disse Vito “fa lo stesso, tanto tutti quanti mi prendono in giro chiamandomi Vitocchio perché dicono che io ne faccio una più di Pinocchio. Comunque, ho un problema e non so a chi chiedere, Suor Luciana mi ha dato un compito da fare a casa: un componimento sul compagno di banco, ma io non ce l’ho!”. La balena bianca disse: “Non occorre che si sieda vicino a te il compagno di banco, il compagno è quell’amico che tu incontri da bambino e che ti rimane amico per tutta la vita, è l’amico con cui tu giochi, con cui scherzi, con cui fantastichi… è l’amico che ti vuole bene e a al quale tu vuoi bene. Il compagno che ti cerca e che tu cerchi per stare insieme e per giocare, ricordatelo sempre Vito” disse la balena in bianca “le amicizie che si fanno a scuola in particolare alle elementari sono quelle amicizie che ti rimarranno per sempre, al di là dello spazio e del tempo anche se magari uno andrà a lavorare in America, l’altro sarà per mare, come io sono per mare, l’altro magari andrà sulla luna… ma voi quella volta che vi sentirete anche se ogni tanto, avrete sempre quella amicizia che vi

sai” Sì è vero” disse Vito “noi siamo amici, tu sei la mia unica amica” “allora fai un compito sulla tua amica Moby Dick la balena bianca, la tua compagna ideale, e vedrai che Suor Luciana sarà contenta e ti dirà “bravo, bravo, hai fatto un bel componimento, ti meriti un bell’otto, anzi sai che c’è un bel ottimo, ottimo bravo”. Vito si ritrovò nella sua soffitta, si era addormentato, forse aveva sognato, però si ricordava quello che aveva detto Dick la balena bianca su come fare il componimento sul compagno di banco e pensa che ti ripensa, scese giù e si mise al tavolo della cucina, prese il suo quadernetto e incominciò a scrivere: “Il compagno di banco, io non ho un compagno di banco seduto vicino a me, ma poco importa perché ho una compagna ovvero una grande balena bianca, con cui ho fatto amicizia per puro caso ma è una compagna che mi vuole bene e alla quale io voglio tanto bene, anche se siamo diversi perché io sono un bambino e lei una grande balena bianca. Io alcune volte mi sento solo, perché non ho un compagno che si siede vicino a me, ma anche la balena bianca alle volte si sente sola perché lei è bianca e tutte le altre balene sono nere e la lasciano sola, ma abbiamo fatto a amicizia e lei mi ha parlato della sua mamma che riposa nel cimitero delle balene e si chiama, anzi la chiamano, Giuliana perché dove lei riposa ora c’è un lago ovvero il lago di San Giuliano, e li poi hanno ritrovato le ossa della sua mamma e le hanno rimesse insieme per rispetto nel museo di Matera. Lei, la mia amica, viene sempre fino alla diga, dopo non può andare oltre, perché c’è lo sbarramento della diga che le impediva di andare avanti. Lei veniva attraverso il Mediterraneo, attraverso il fiume Bradano fino allo sbarramento della diga e lì per salutare la sua mamma cantava un bellissimo canto come solo le megattere sanno fare. (Sapete? le balene cantano, e sono bellissimi canti, delle megattere e delle balene azzurre che magari voi se andate sui youtube le potrete senza altro ascoltare, è un canto di amore, di dolore e di tanta dolcezza). Con la mia amica mi sento spesso, quasi ogni pomeriggio… e con lei vado per mare, e lei mi fa vedere tutti i colori dei pesci del mare, il mare infinito, le navi dei pirati affondate nel profondo mare ed loro tesori. Che dire, è una amicizia che voglio ha legato dall’infanzia e vi legherà per sempre, noi siamo amici, lo curare come lei mi ha detto, perché l’amicizia è un bene così

va innaffiata con tanto amore e tanta cura tutti i giorni.” Suor Luciana vide il compito ma rimase un po’ perplessa per quella fantasia che lei credeva senza freni di quel bimbo. Vito lesse il compito e gli altri bambini ridacchiavano, i compagni pensarono “come una balena bianca… cosa si era andato a inventare Vitocchio”. Suor Luciana tuttavia disse “guardate bambini, la prima cosa per un bambino è giocare e nel gioco avere tanta fantasia e con la fantasia anche immaginarsi un compagno ideale, un compagno invisibile, quello che ti fa star bene, perché questa fantasia negli anni a venire, se opportunamente curata, cari bambini, potrà farvi diventare artisti scrittori, pittori e con la vostra fantasia, può ispirare quelli che non immaginerebbero nemmeno di poter fare queste cose così che anche loro possano usare la fantasia, per cui voglio dare a Vito un bell’ottimo, un premio per la sua bravura”. Cari bambini, non bisogna discriminare nessuno dei compagni di banco, alle volte quello che sembra essere un brutto anatroccolo, diventa un albatross dalle grandi ali che vola alto sul cielo, ed è bellissimo vedere volare un albatross con una apertura alare di quasi tre metri, il più grande degli uccelli, che vola alto nel cielo azzurro e gira per tutto il mondo, al di sopra della miseria e della cattiveria della gente. Cari bimbi, abbracciate il vostro compagno di banco e anche quello della fila fianco, anche quello è un vostro un compagno, l’amico del cuore, l’amico di infanzia che vi rimarrà per sempre, perché i bambini non devono discriminare nessuno per il colore della pelle o per la religione o per altre diversità, ecco, la balena si sentiva discriminata perché lei era bianca, ma neanche per la fantasia o per altre problematiche, magari di salute, magari perché uno è più deboluccio degli altri, o magari anche più timido. Beh, che dire bambini, questo racconto, ve lo voglio proprio dedicare. Alla prossima, alla prossima.

Vito Coviello

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Nella foto: Vito Coviello

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