sabato, Luglio 19, 2025
HomeCronacaRacket a Caivano, nuove regole dopo l’arresto del boss Antonio Angelino “Tibiuccio”

Racket a Caivano, nuove regole dopo l’arresto del boss Antonio Angelino “Tibiuccio”

Test456
Test123

Il rubinetto delle estorsioni a Caivano è stato chiuso ma l’eco delle sue conseguenze spinge verso nuove regole dopo l’arresto del boss Antonio Angelino, detto “Tibiuccio”, figura apicale del clan di zona che ha impor­to un sistema di racket ramificato e pervasivo. La Procura della Repubblica di Napoli ha disegnato il “sistema Caivano” come un complesso intreccio tra appalti pubblici, tangenti e pizzo, gestito con la complicità di politici, dirigenti comunali e imprenditori. Il Comune è stato sciolto per infiltrazioni mafiose già nel 2023, un evento che ha svelato gli ingranaggi di un meccanismo in cui la camorra dettava chi doveva ottenere l’appalto e imponeva ai vincitori estorsioni mensili dai 300 ai 20.000 euro, organizzate su base stagionale con rate di Natale, Pasqua e Ferragosto; gli estorti spesso esitavano a denunciare, e le liste delle vittime venivano tramandate da un clan all’altro . Nel marzo 2024 un blitz con 14 arresti ha ricostruito 36 episodi di racket, un sistema così strutturato che le vittime venivano “rastrellate” in sequenza prima dell’estorsione e tra gli arrestati figurava un vigile urbano coinvolto nella latitanza di Tibiuccio, che ne aveva organizzato la fuga in una villetta in provincia di Caserta . Il giro di tangenti non si limitava al pizzo: l’Antimafia ha individuato un comitato d’affari in cui amministratori e tecnici comunali, tra cui assessori e dirigenti, favorivano il clan con informazioni riservate sui bandi pubblici in cambio di mazzette dirette ai politici e al boss . In seguito al processo con rito abbreviato, tra febbraio e aprile 2025 sono arrivate le prime condanne: Tibiuccio è stato condannato a 15 anni e 8 mesi per associazione mafiosa e estorsione aggravata, mentre numerosi esponenti del clan e intermediari politici e tecnici hanno ricevuto pene variabili da circa 6 a 15 anni (tra cui il fratello Gaetano Angelino, l’ex assessore Carmine Peluso, il tecnico Martino Pezzella e il dirigente Zampella) . Contestualmente sono scattati provvedimenti cautelari a carico di imprenditori e funzionari per appalti truccati sul superbonus, con intercettazioni che rivelano modalità arroganti di richiesta del pizzo (“i soldi li deve cacciare l’impresa”) . L’inchiesta non è conclusa: sono in corso altri processi ordinari nei confronti di 11 indagati tra politici, tecnici, imprenditori e affiliati al clan . L’operazione ha evidenziato non solo la claustrofobia sociale di Caivano, stretta tra enormi palazzoni popolari e paure diffuse, ma anche la reazione dello Stato; nonostante le condanne, si individuano oggi nuove regole finalizzate a rafforzare i controlli sugli appalti, prevenire le infiltrazioni e offrire protezione a imprenditori e cittadini da estorsioni sistematiche. Si punta alla trasparenza nei bandi, alla sorveglianza dei funzionari pubblici, alla formazione delle imprese e a un coordinamento tra Prefettura, Autorità Giudiziaria, Comuni commissariati e forze dell’ordine. Il quadro che emerge è quello di una città che tenta di voltare pagina, ma che deve affrontare il peso di decenni di mescolanze tra corrotti e corrotti e di una criminalità che non ha mai smesso di considerare Caivano terra di conquista. Solo modificando strutturalmente le regole si potrà spezzare la catena che lega politica, malavita e clientele.

RELATED ARTICLES

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

Eventi in programma

ULTIME 24 ORE