ROMA – Il binario della polemica è ormai lanciato a tutta velocità. E il convoglio dello scontro politico tra Matteo Renzi e Matteo Salvini non accenna a rallentare. A far detonare l’ultima scintilla è stato proprio un tema caro agli italiani: i ritardi ferroviari. Una questione quotidiana, concreta, che tocca la pelle viva dei pendolari.
Il leader di Italia Viva ha affidato il suo sfogo a un post infuocato su X (ex Twitter), dove non ha risparmiato attacchi al Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti. “Tre treni in una settimana, tre ritardi. Uno, oggi, di oltre un’ora. È questo il concetto di efficienza secondo Salvini?”, ha scritto Renzi, allegando la foto di un tabellone elettronico con arrivi e partenze in rosso. Un’immagine che vale più di mille parole.
Il suo affondo arriva all’indomani di un’interrogazione parlamentare in cui Salvini, interpellato dal Partito Democratico durante il question time alla Camera, aveva dipinto un quadro ben diverso. Secondo il titolare del dicastero di Porta Pia, infatti, “la puntualità dei treni nei primi mesi del 2025 è in netta crescita”. E a supporto della sua tesi ha snocciolato numeri: “Alta velocità in orario all’82,8%, Intercity all’89,4%, treni regionali al 91,3%”. Dati che il ministro ha definito “frutto del lavoro quotidiano di una squadra straordinaria di professionisti”, omaggiati con un sentito ringraziamento pubblico.
Ma Renzi non ci sta. E rincara la dose, pungente come una stilettata: “Ogni giorno si inventa una scusa diversa: il chiodo, il pantografo, lo sciopero, il PNRR, perfino le cavallette. Ma la verità è che nessun governo, in passato, aveva mostrato tanta disattenzione verso chi viaggia ogni giorno in treno”. Un attacco che non lascia spazio a repliche bonarie, e che ribadisce una verità vissuta da milioni di italiani ogni mattina tra ritardi, cancellazioni e attese interminabili.
Dietro il botta e risposta tra i due ex premier, si nasconde un tema che scuote le fondamenta della mobilità nazionale: il divario infrastrutturale, l’affidabilità del servizio pubblico e la dignità degli utenti. Un terreno scivoloso, dove i numeri ufficiali si scontrano con la realtà quotidiana.
Il Paese reale, come si dice in gergo, quello che prende il treno alle sei del mattino e rincasa a sera inoltrata, fatica a farsi convincere dalle percentuali. E se da un lato Salvini rivendica progressi tangibili, dall’altro Renzi presta voce e rabbia a chi, sui binari, aspetta ancora un’Italia che viaggi davvero in orario.
Chi ha ragione? Forse lo diranno i prossimi dati. Ma intanto, sul treno della politica, è già scontro ad alta velocità.
La mia opinione
Il duello Renzi-Salvini sull’orologio ferroviario nazionale è solo l’ultima fotografia di un’Italia che si sente spesso in ritardo su tutto: non solo sui binari, ma anche sulle priorità. È paradossale che in un Paese che punta al rilancio con il PNRR e proclama innovazione e digitalizzazione, i cittadini debbano ancora convivere con ritardi cronici e giustificazioni fantasiose. Salvini si affida ai numeri, Renzi alle esperienze. Ma forse il vero problema è che tra dati e disagi, manca la connessione più importante: quella tra istituzioni e cittadini. Un ministro dei Trasporti dovrebbe essere il primo a conoscere e risolvere i problemi di chi ogni giorno affida le proprie giornate a un treno. Perché dietro ogni ritardo c’è una riunione persa, un colloquio saltato, una famiglia che aspetta. E allora sì, i numeri possono anche migliorare. Ma se le persone si sentono ancora abbandonate su una banchina fredda, qualcosa non sta funzionando. E la politica, se vuole davvero ripartire, deve imparare a viaggiare allo stesso ritmo dei suoi cittadini.
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