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Salerno, un lucchetto sul ponte e un sogno tra i banchi: Federico Moccia emoziona il Liceo “Francesco De Sanctis”

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Grande emozione ed entusiasmo al liceo salernitano Classico-Scientifico “Francesco De Sanctis”. Nella mattinata del 5 maggio, infatti, la biblioteca “Sena” ha ospitato uno degli scrittori e sceneggiatori più amati dai giovani italiani: Federico Moccia. L’incontro, realizzato in sinergia con il Festival “Porto di Parole“, ha visto la partecipazione dell’Assessore Politiche Ambientali, Massimiliano Natella e del consigliere regionale, Andrea Volpe, che ha richiamato alla “cura delle parole” sottolineando il loro potere come pharmakon: “medicina ma anche -potenzialmente- veleno per l’anima”. A guidare il dibattito, Don Roberto Raccenda, referente della Pastorale giovanile della Diocesi locale.

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Protagonisti assoluti dell’evento, però, sono stati proprio gli studenti, che dialogando con l’autore hanno esplorato il mondo della scrittura, ma soprattutto il coraggio di ascoltare ed esplorare la propria interiorità.

“Federico Moccia riesce a raccontare ciò che spesso gli adulti dimenticano: il sentire profondo degli adolescenti”. 

Ha spiegato la dirigente scolastica, dott.ssa Cinzia Lucia Guida. Non poteva che essere proprio Moccia, l’autore di intramontabili cult rosa come “Ho voglia di Te (Feltrinelli, 2016) o “Tre volte te” (Feltrinelli, 2017), a infondere ai ragazzi “il coraggio di raccontare le proprie emozioni” attraverso proprio“la forza della parola”.

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Un viaggio di aneddoti personali e professionali, partendo proprio dal suo best-seller generazionale “Tre metri sopra il cielo” (Feltrinelli, 2004). Il fallimento può essere l’inizio della felicità” – ha confidato, raccontando di quando Riccardo Tozzi notò casualmente in tipografia il manoscritto fotocopiato a più di 12 anni dalla prima pubblicazione. Pagine trasformate in film e bestseller: l’inizio dell’ascesa.

“Quando l’editore mi ha detto che le 30mila copie stampate erano andate sold out in 24 ore, ho capito che era il momento porre a servizio dell’altro la mia penna”.

Da quella storia mormorata e mai dimenticata tra i teen anni ’90, nacque anche il gesto simbolico che ha attraversato le generazioni:

 “L’8 febbraio del 2006, misi il primo lucchetto sul terzo lampione del ponte Milvio. Dopo una settimana quella catena era diventata il custode di tanti amori”.

Un amore che, secondo Moccia, deve essere libero e consapevole:

Oggi si è persa la capacità di accettare la fine di una relazione senza violenza. L’educazione sentimentale deve iniziare dai banchi di scuola insegnando che il rispetto dell’altro, tenere alla sua felicità e non alla sua possessione sono un valore, non un optional!

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Parole che è arrivato ancor più forte proprio a pochi giorni da quello che sarebbe stato il compleanno di Giulia Cecchettin, e che risuonano come monito contro ogni forma di sopraffazione. Una lezione viva, autentica e profondamente umana in perfetta linea con la ‘missione’ del liceo salernitano che da anni, come spiega la vicaria, Irene Noce, si impegna a “formare cittadini consapevoli a 360°, capaci di amare e rispettare”.

Un intento centrato anche grazie alle emozionanti performance musicali live di Maria Giovanna e Vittoria Ferri, che hanno reso l’atmosfera ancora più intima con le evergreen firmate Pino Daniele: “Alleria” e “Dubbi non ho”.

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Il ‘caffè letterario’ con Moccia, è stato occasione di approfondimento dell’autore, ma soprattutto dell’uomo Federico. Un punto di partenza per esplorare e ri-trovare parti sopite di sé stessi, come ha rivelato studentessa Caterina Zito (5C):

Ho visto uno spiraglio di luce sul mio futuro. –spiega– Un’emozione unica che mi ha infuso il coraggio di credere nel mio sogno di diventare scrittrice”. Ed infatti proprio questo l’insegnamento che Federico Moccia, tra gli autografi e i selfie di rito ha voluto infondere a tutti:

Non abbiate paura di seguire i vostri sogni. Iniziate. Perseverate. Portateli fino in fondo, anche se gli altri vi dicono che non ce la farete”.

Perché a volte basta una parola gentile, un libro, un incontro, per accendere una fiamma. E quel giorno, da quella biblioteca salernitana, tante piccole fiamme si sono accese.

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