Gran bell’incontro, quello di venerdì 6 dicembre scorso, presso il Museo delle Culture e delle Comunicazioni di Mercato San Severino. In compagnia del console sanseverinese Domenico “Mimì” Fimiani e di una delegazione del Rotary club “Salerno Nord dei Due Principati”. Rappresentata da Lucio De Caro, presidente; Luca Tepedino, prefetto, e da molti altri associati e/o ulteriori importanti personalità del territorio – come l’architetto Carmine Petraccaro, le docenti Enza Sessa ed Immacolata Romano. Significativa la partecipazione di alcuni ragazzi, appartenenti alla sezione “giovanile” dell’associazione service: “Interact”. Tutti questi rotariani – e non solo – hanno ascoltato con vivo interesse e con curiosità le spiegazioni dell’ambasciatore Fimiani. Egli, mosso dalla passione e dalla voglia di conoscere gli strumenti di comunicazione più “vintage” – nonché di apprendere sempre cose nuove delle antiche civiltà – ha realizzato, appunto, il museo suddetto. Il quale ha compiuto un anno dalla fondazione, essendo stato aperto nel novembre 2023. Con tanta speranza, per far interessare le nuove generazioni alle tecnologie del secolo scorso.
Nonostante la delusione del console, il quale ha ravvisato (sono sue opinioni) uno scarso interesse da parte delle istituzioni locali, la struttura persegue ancora le proprie attività. E l’incontro di venerdì 6 dicembre ne è una testimonianza concreta. Tra gli altri, è rimasto significativamente – e positivamente – interessato l’esperto di elettronica Pino Zamboli (sic!), presidente del “Rotary” di Poggiomarino Vesuvio Est. Che ha particolarmente apprezzato la “sfilata” di radio d’epoca – in un secolo di storia, racchiuso nei locali di via Firenze (al civico 27) – nelle sale dov’era allocata, un tempo, la biblioteca comunale “Michele Prisco”. Essendo egli restauratore delle ricetrasmittenti, oltre a ricoprire la “carica” di membro Rotary. Quanto illustrato da Fimiani, nel corso dell’incontro, ha coinvolto tutti. Ciascuno è rimasto incuriosito – in primis – dall’enorme varietà di apparecchi radio, antichi e moderni; ognuno con una specificità o peculiarità. Si tratta di pezzi di grande valore affettivo e, pure, economico. Collezionati dall’ambasciatore in tutta una vita attorno al mondo.
Una carriera importante, diremmo quasi “sfolgorante”. Niente male, per un “figlio” illustre di Mercato San Severino. La cittadina corre spesso il rischio di “dimenticare” i cervelli più prodighi di cultura e di storia antica, come gli intellettuali Antimo Negri, Orlando Ruggiero, Emilio Pesce, Gino Noia e tanti altri ancora – educatori e/o pedagogisti che hanno contribuito ad animare la realtà di San Severino, fino a non molti anni fa. Intento e scopo degli epigoni appena citati, nonché di Fimiani, è il recupero della nostra storia e la condivisione dell’estro; della genialità umana. Espressi tramite veri e propri capolavori di ingegno e di perizia elettrotecnica. Il percorso del museo, aperto alle scolaresche e ai curiosi, si snoda attraverso gli apparecchi più obsoleti – giunti fino a noi – non scevri da caratteristiche e peculiarità uniche. A dimostrazione della mente umana, capace di creare oggetti e manufatti similari. Più di un centinaio, le radio esposte nei locali di proprietà del console. Di ogni foggia, forma, grandezza. Molti “pezzi” sono ancora funzionanti: stiamo parlando del jukebox e dei giradischi – che creano grande sorpresa e stupore, allorquando (al termine della visita) Fimiani li mette in funzione. Ma non ci sono soltanto radio; batterie; pile elettriche; candele; galene; dispositivi radiofonici – al museo. Sugli scaffali tutto ciò che è passato e trascorso – sia remoto che più recente. Vi sono macchine fotografiche d’epoca, mobili ma anche vestigia e/o testimonianze di fumetti anni ’60, ’70, ’80 e vere e proprie “chicche” direttamente giunte a noi, dal tempo che fu. In più oggettini e soprammobili molto antichi, cose “di ottimo gusto” – tanto per parafrasare (al contrario) il buon (poeta) Guido Gozzano.
Ma la struttura è piena zeppa, densa, anche di oggetti di culture protostoriche e/o orientali (dai millenni in cui sono sorte le religioni induiste e buddiste). Attraverso i decenni di attività, in zone del mondo particolarmente “calde” oppure lontane, ma interessanti – ed affascinanti – quale Katmandu in Nepal, ecco che Mimì Fimiani ha portato con sé arazzi, statuette di culti egiziani o indiani; narghilè, souvenir di tutte le specie. Materiali incuriosenti, espressioni di culture lontane e retrò – che attestano la lungimiranza e la modernità, la raffinatezza e lo sviluppo di civiltà arcaiche ma ben organizzate: lontano dalle depravazioni e dalle dissolutezze occidentali, le civiltà indo-buddiste sono sempre state raffinate e “avanti”. Rispetto – appunto – alla cultura greco-romana. Già millenni prima dei Greci, i Cinesi conoscevano l’arte della navigazione – e strumenti come la bussola. Portata poi in Occidente dall’amalfitano Flavio Gioia.
Questo solo per fare un esempio. A corredo di queste scaffalature ricche di tappeti e tazze di ogni foggia, anche cuccume e caffettiere. A far bella mostra di sé, perfino macchine da scrivere, tastiere di computer e strumenti ottici. Alle pareti, manifesti originari dell’epoca fascista e/o degli anni ’20. L’era del liberty in arte, la “belle epoque”. Oppure affiche pubblicitarie molto fantasiose. Il console, durante la serata, si è sbizzarrito ad esplicare l’utilità e l’importanza degli strumenti radiofonici – nell’ambito degli accadimenti e delle “avventure” (o “sventure”) dell’umanità: nel caso dell’affondamento del “Titanic” o dell’impresa/epopea del dirigibile “Italia” – a cura dell’ingegnere di origini avellinesi Umberto Nobile”. Qui si è dimostrata l’efficacia delle strumentazioni radiofoniche. Sorte perfezionando – ad opera di Guglielmo Marconi – le apparecchiature con onde elettromagnetiche, costruite e realizzate per sostituire il telegrafo. Poi trasposto nel telegrafo senza fili. Vari i modelli di radio presenti a via Firenze: la radio “Nicoletta”; la “muso di gatto” e la “breadboard” (o “tavola del pane”).
Fimiani si è lanciato nelle spiegazioni delle onde medie e delle frequenze, soffermandosi su Hertz. Opportunamente seguito dai rotariani e da Zamboli. Colpito, più di tutti, dall’affascinante storia della radio. Ricordando anche i “baracchini” dei numerosi radioamatori. Ve ne erano e ve ne sono, ancora attualmente, a Mercato San Severino. Ma sono pochi. Occorrerebbe – è un’idea ventilata da Fimiani – interessare i giovani d’oggi, creando opportunità di riparazione appunto di radio e affini. I ragazzi, però, vanno fatti acculturare su tali tecnologie già da piccoli. In modo da indicarne un sentiero proficuo, quando poi cresceranno – in età e negli studi. L’ambasciatore ha ricordato l’utilità delle figure dette “marconisti”. Che ancora oggi sono indispensabili sulle navi. Insomma, è stata una serata molto coinvolgente e densa di fascino.
Corroborata con una cena, in realtà un assaggio di pizza. Presso un rinomato locale di San Severino: “Campania in bocca”. Qui si è conclusa, in maniera amicale o amichevole, l’intensa passerella di questo console di San Severino. Un boccone in allegria, un’atmosfera (prenatalizia) lieta e serena – con tanti intervenuti. Riconoscenti al funzionario in pensione, appunto Fimiani. Contestualmente alla fondazione del museo – che invitiamo tutti a visitare – egli ha inteso costituire anche un’associazione. Tra passato e futuro, per la continuità del presente – proiettati verso la reale conoscenza di sé e del proprio comprensorio.