La commissione Bilancio della Camera ha dato il via libera a una norma che adegua gli stipendi dei ministri e sottosegretari senza scranno parlamentare a quelli dei colleghi che sono anche deputati o senatori. Una decisione destinata a far discutere, poiché comporterà un aumento netto di 7.193,11 euro al mese per 17 membri dell’esecutivo, fra cui diversi ministri di primo piano. Fino ad oggi, i ministri e sottosegretari senza seggio parlamentare percepivano una retribuzione lorda di 10.435 euro al mese, equivalente alla sola indennità ministeriale. La nuova norma aggiunge alla loro busta paga:
- 3.503,11 euro di diaria, una somma destinata ai parlamentari per coprire le spese di soggiorno a Roma;
- 3.690 euro per “l’esercizio del mandato”, una voce solitamente pensata per il pagamento di collaboratori, ma che in questo caso appare superflua, dato che i ministri dispongono già di staff finanziati dai rispettivi dicasteri.
A queste cifre si aggiungono 1.200 euro annui per spese telefoniche e rimborsi viaggio. Complessivamente, l’aumento porterebbe lo stipendio complessivo mensile a oltre 17.600 euro lordi, una cifra allineata a quella dei membri del Governo con doppio incarico (ministeriale e parlamentare).
La novità interessa 17 membri del Governo, tra cui alcuni nomi di rilievo:
- Andrea Abodi (Sport)
- Carlo Nordio (Giustizia)
- Giuseppe Valditara (Istruzione)
- Alessandro Giuli (Cultura)
- Guido Crosetto (Difesa)
- Matteo Piantedosi (Interno)
- Alessandra Locatelli (Disabilità)
- Orazio Schillaci (Salute).
La norma coinvolge 11 ministri e viceministri e 6 sottosegretari, tutti non parlamentari. Le critiche: “Una spesa poco giustificata” L’aumento ha suscitato polemiche tra opposizione e opinione pubblica. I critici sostengono che sia difficile giustificare una misura del genere in un momento di difficoltà economica per molte famiglie italiane. In particolare, è stato evidenziato come le voci di spesa aggiuntive – pensate per i parlamentari – non si applichino in modo naturale a chi già dispone di uffici e risorse finanziate dai ministeri. «Questa norma è un regalo immeritato a pochi privilegiati», ha dichiarato un deputato di opposizione. «Parlare di aumenti per i politici mentre il Paese affronta il caro vita è un insulto ai cittadini».
Dall’altra parte, i sostenitori della misura sottolineano la necessità di uniformare il trattamento economico dei membri del Governo, per evitare disparità fra chi ha un incarico parlamentare e chi no. «Questa norma garantisce equità e riconosce le responsabilità dei ministri non eletti», ha dichiarato un esponente della maggioranza. La decisione, sebbene già approvata in commissione, potrebbe alimentare ulteriori dibattiti nei prossimi giorni, soprattutto in vista della discussione in Aula. Il nodo principale resta quello dell’opportunità di tali aumenti, che, pur essendo formalmente giustificati, arrivano in un contesto socioeconomico che richiede attenzione alle priorità della collettività. La domanda resta: è giusto adeguare gli stipendi dei membri del Governo in questo momento? Il dibattito è aperto, e gli occhi dell’opinione pubblica sono puntati sul Parlamento.