Era stato fermato dai carabinieri del nucleo investigativo del gruppo di Palermo dopo che si era presentato in caserma per denunciare il furto del suo motorino. Versione che non aveva convinto. Così Salvatore Calvaruso un giovane di 19 anni, era stato messo agli arresti e trasferito in carcere. Poche ore e la confessione. «Sì, a Monreale ho sparato».
Il giovane ha detto che nel corso della lite «che ha dato origine alla sparatoria» questi «avesse perso i propri occhiali, nella zona in cui sono avvenuti i fatti». E proprio lì i carabinieri hanno trovato gli occhiali «perfettamente corrispondenti a quelli indossati e utilizzati da Calvaruso come risulta da una fotografia estrapolata dai social». Per il pm «un elemento oggettivo individualizzante che consente di potere ragionevolmente stabilire la presenza dell’indagato sul luogo».
La lite sarebbe scaturita da un banalissimo rimprovero per come alcuni giovani scorrazzavano in sella ai loro scooter. «Ma che fate? Come cavolo guidate?». Qualcosa che alle orecchie di quel gruppetto di giovanissimi «saliti» a Monreale dal quartiere Zen di Palermo è suonato come un oltraggio. Ne è nata una lite. Spintoni, parole pesanti, qualche pugno. Sono volate anche sedie e bottiglie. Poi gli spari.
Giacomo Miceli, padre di Andrea, morto nella strage: “Mi hanno tolto un figlio e un nipote, non rivedrò più i loro sorrisi per colpa anche vostra che non siete riusciti a educarli”. “𝗢 𝘃𝗲𝗿𝗿𝗮’ 𝗳𝗮𝘁𝘁𝗮 𝗴𝗶𝘂𝘀𝘁𝗶𝘇𝗶𝗮 𝗼 𝗺𝗲 𝗹𝗮 𝗳𝗮𝗿𝗼’ 𝗶𝗼 𝗱𝗮 𝘀𝗼𝗹𝗼…”
L’uomo sconvolto dal dolore atroce che trafigge il cuore , si trova da ieri davanti alla camera mortuaria dell’ospedale Civico a vegliare la salma in attesa dell’autopsia: “La mia vita è finita ieri. Ora chiedo giustizia, la pretendo da questo Stato”