Situazione ambi valente, quella di oggi e, se non bastasse, vigilia di un’ altro giorno, anche se triste, di sicuro destinato a rimanere ben impresso a futura memoria. Con ordine. Il 5 aprile si celebra e si dovrebbe festeggiare la liberazione del Paese dal giogo nazista. Sono passati ottanta anni e il ricordo di quanto accadde all’epoca lungo tutto lo Stivale, sta sbiadendo sempre più. È da seguire con attenzione come si articolerà la giornata. L’ ensemble di retorica, che dovrebbe scorrere come è successo negli anni passati, avrà come sottofondo musicale la ripetitiva – a ragione o a torto – Bella ciao. Essa, in alcune regioni, ha soppiantato le musiche sacre che, fino a qualche tempo prima, avevano accompagnato i battesimi, i matrimoni e le altre cerimonie ecclesiastiche in genere. Serietà impone di non entrare nel merito dell’ opportunità o meno di celebrare in questo giorno non tanto il fatto in sé e per sé. La ricorrenza è ormai diventata una sorta di festa di partito, sponsorizzata dal governo. Quest’anno evitare le strumentalizzioni è più che una questione di saper giocare il proprio ruolo: c’è un Defunto Eminente se non proprio nell’abitazione principale, nella dependance, quindi è doveroso tributargli il dovuto rispetto, alla carica quanto meno e altrettanto alla persona, non fosse altro che per la sapiente adeguatezza con cui è stato in relazione con l’umanità intera, senza fare distinzioni di sorta. Il corrispondente al volgo di un atteggiamento del genere è:”in chiesa con i santi, in taverna con i bricconi”. Come è stato accennato sopra, ciò che rende particolare tale ricorrenza quest’ anno e che il giorno successivo saranno celebrate le esequie di Francesco. Parteciperanno alle stesse, in persona o rappresentati, oltre centocinquanta Capi di Stato. Come per tutte le altre volte che sono state presenti nell’ Urbe tante personalità nello stesso intervallo temporale, le misure di sicurezza sono state organizzate con meticolosità non comune. Sono comunque altre le baruffe che potrebbero verificarsi con maggiori probabilità. Da una parte è augurabile che tutti incontrino tutti, mettendo nel conto che più che probabilmente almeno qualche alterco potrà verificarsi. Per ora non si può fare altro che attendere e, almeno per i credenti, augurarsi che, chi è competente in merito, metta in opera tutte le sue capacità. Se è vero che il buon giorno si vede dal mattino, l’augurio è che già domani tutto si avvii con il piede giusto. E così sia o amen, per dirla con quanti dovrebbe dirigere il Diretto Interessato e i suoi seguaci. Pertanto à la guerre comme à la guerre. Si fa per dire, chiaramente.