Nuovi sviluppi sull’inchiesta riguardante la tragedia avvenuta sul Monte Faito, dove tre escursionisti hanno perso la vita in un incendio che ha scosso profondamente l’opinione pubblica. Gli inquirenti hanno recuperato una “testa fusa”, un elemento tecnico appartenente a un possibile innesco, che potrebbe rappresentare la chiave per ricostruire la dinamica del rogo e accertarne le responsabilità.
Secondo fonti investigative, la testa fusa sarebbe compatibile con un dispositivo artigianale utilizzato per accendere il fuoco, e il suo stato di combustione suggerisce un’azione deliberata e non accidentale. Il reperto è stato inviato al RIS per ulteriori analisi forensi che potrebbero stabilirne con precisione l’origine e l’utilizzo.
Il procuratore capo ha confermato che l’indagine sta assumendo contorni sempre più chiari: “Non possiamo ancora confermare il movente, ma abbiamo elementi per escludere la fatalità”. Restano al vaglio degli inquirenti alcune testimonianze raccolte nei giorni precedenti alla tragedia, in particolare quelle di alcuni residenti che avrebbero segnalato presenze sospette nei pressi del sentiero prima del disastro.
Le famiglie delle vittime, ancora sconvolte dal dolore, hanno chiesto che venga fatta piena luce sull’accaduto. La Procura intanto lavora senza sosta per verificare eventuali legami tra il rogo e precedenti episodi avvenuti nella stessa zona. La montagna, simbolo di bellezza e rifugio per tanti appassionati di natura, si è trasformata in teatro di morte. E ora chiede giustizia.