
I fatti essenziali
Nelle prime ore del mattino del 14 ottobre 2025, a Castel d’Azzano, in provincia di Verona, un casolare è esploso durante un’operazione di sgombero/perquisizione, causando la morte di tre carabinieri e il ferimento di numerosi altri tra militari, agenti di polizia e vigili del fuoco. L’abitazione era occupata da tre fratelli (Franco, Dino e Maria Luisa Ramponi), allevatori e agricoltori con difficoltà finanziarie, sotto sfratto/pignoramento. I locali erano saturi di gas, e secondo le ricostruzioni l’esplosione è stata innescata al momento dell’apertura della porta d’ingresso, facendo collassare l’edificio di due piani. Le autorità hanno avviato indagini per omicidio premeditato e valutano l’ipotesi di tentata strage.
Chi erano le vittime
| Nome | Età | Ruolo / Corpo | Provenienza / reparto |
|---|---|---|---|
| Marco Piffari | 56 anni | Luogotenente Carica Speciale | Comandante della SOS del 4° Battaglione Veneto, con sede a Mestre |
| Valerio Daprà | 56 anni | Brigadiere Capo Qualifica Speciale | In forza a Padova, alle Aliquote di Primo Intervento (reparto speciale per interventi ad alto rischio) |
| Davide Bernardello | 36 anni | Carabiniere Scelto | Anch’egli a Padova; originario di San Giorgio delle Pertiche |
Il profilo umano e professionale
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Marco Piffari aveva 56 anni e ricopriva un incarico di comando importante nel 4° Battaglione Veneto (Mestre). La sua esperienza e responsabilità lo rendevano un militare di riferimento.
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Valerio Daprà, della stessa età, aveva una carriera consolidata, apparteneva a una delle unità più operative, le API (Aliquote di Primo Intervento), con compiti particolarmente complessi e rischiosi.
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Davide Bernardello era il più giovane dei tre, con 36 anni, e nonostante l’età, faceva parte dello stesso reparto speciale, segno di un impegno precoce e forte dedizione al servizio.
Molti colleghi e fonti giornalistiche lo descrivono come “stimati e amati”, uomini con famiglie, con una vita dedicata al dovere, e oggi piangiamo non solo la perdita professionale ma soprattutto umana.
Le circostanze che hanno portato alla tragedia
Alcuni elementi chiave che emergono dalle ricostruzioni:
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Il casolare era scriberato da anni: pignorato, con lo sfratto già disposto, ma gli occupanti rifiutavano di lasciare l’edificio.
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Già in passato erano state fatte minacce da parte dei fratelli Ramponi di “farsi saltare in aria” o comunque gesti estremi per opporsi allo sgombero.
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Nella casa sono state trovate bombole di gas (più “molotov artigianali”) che avrebbero saturato gli ambienti.
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L’esplosione è avvenuta al momento dell’ingresso forzato delle forze dell’ordine: l’apertura della porta avrebbe fatto venir meno la pressurizzazione o il sigillo creato dal gas, fungendo da innesco.
Reazioni e conseguenze
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Il Ministro della Difesa, il Presidente della Repubblica, il Presidente della Regione Veneto hanno espresso cordoglio istituzionale, lodando il sacrificio dei militari.
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È stato dichiarato lutto regionale in Veneto per tre giorni.
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L’inchiesta è in corso: si valutano responsabilità penali per i fratelli Ramponi, compreso l’omicidio volontario premeditato, oltre che le modalità operative dell’intervento da parte delle forze dell’ordine.
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C’è un acceso dibattito su quanto lo Stato (o l’ordinamento giudiziario e la forza pubblica) abbia potuto prevenire questa escalation di conflitto: la famiglia Ramponi aveva già subito pignoramenti, sfratti, situazioni economiche difficili, tensioni. Alcune fonti dicono che non esistevano più né luce né gas, ma la casa era comunque presidiata dagli occupanti, che rifiutavano di lasciarla.
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Alcune voci accusano che non si sia fatta abbastanza intermediazione sociale o che l’intervento giudiziario sia diventato inevitabile troppo tardi.
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Non ci sono ancora accuse formali, al momento, contro funzionari per omissione, ma sarà importante verificare se il decreto di perquisizione/sgombero era ben supportato da valutazioni di rischio, se ci fossero alternative.
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Ipotesi di reato
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La Procura di Verona ha già aperto un fascicolo per omicidio premeditato.
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Si sta valutando anche la qualificazione come strage, dato che l’esplosione è stata deliberata, con più vittime e un’azione potenzialmente letale nei confronti di persone che stavano eseguendo un mandato di sfratto/con perquisizione.
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Dinamica ricostruita finora
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L’edificio era saturo di gas, con cinque-sei bombole rinvenute all’interno.
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Gli occupanti i fratelli Ramponi sarebbero asserragliati da mesi in quella casa, nonostante lo sfratto e la sospensione dei servizi (luce, gas) in precedenza previsti o già attuati.
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Al momento dell’entrata forzata da parte dei Carabinieri, è stato sentito un “fischio”, presumibilmente il gas che fuoriusciva da bombole; l’apertura della porta avrebbe fatto da innesco per la deflagrazione.
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Soggetti coinvolti e fermi
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Dei tre fratelli, Maria Luisa e Dino Ramponi sono rimasti feriti nell’esplosione e sono piantonati in ospedale.
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Il terzo fratello, Franco Ramponi, inizialmente in fuga, è stato poi rintracciato e fermato.
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Sono in corso le analisi sulle body-cam dei Carabinieri, la perizia sulle bombole di gas, e la ricostruzione precisa delle misure di sicurezza adottate dagli operatori.
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Responsabilità istituzionali e possibili profili di criticità
Alcune aree su cui l’inchiesta si focalizzerà, e che potrebbero evidenziare responsabilità o omissioni:-
Se l’operazione è stata sufficientemente preparata, con valutazione preventiva del rischio (danno da gas, innesco, presenza di ordigni, resistenza degli occupanti) ‒ cioè se le procedure previste in questi casi estremi sono state rispettate.
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Se le forze dell’ordine avevano indicazioni chiare della minaccia (le precedenti minacce dei fratelli, le dichiarazioni della donna che “aveva riempito la casa di gas”) e se tali informazioni sono state correttamente considerate e aggregate nel piano operativo.
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La dotazione e l’impiego di dispositivi di sicurezza adeguati al rischio body-cam, protezione contro esplosioni, valutazione del gas prima di entrare e il coordinamento tra i diversi corpi Carabinieri, Polizia, Vigili del Fuoco.
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Verificare la tempestività e modalità dell’intervento: gli informatori raccontano che l’abitazione era abbandonata da mesi, che gli occupanti erano isolati, etc. Domande: era possibile un accordo, mediazione? erano previsti piani di emergenza?
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Elementi probatori chiave
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Le bombole di gas ritrovate, che non sarebbero state lì per caso.
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Le body-cam dei carabinieri per ricostruire l’ordine delle azioni, le reazioni, quando hanno percepito il gas ecc.
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Testimonianze video e passate dichiarazioni degli stessi occupanti: ad esempio, Maria Luisa Ramponi in un’intervista precedente al fatto aveva detto di aver “riempito la casa di gas, per lottare” nei confronti delle misure legali attive pignoramenti, sfratti.
Approfondimento: indagini, responsabilità e testimonianze
Stato delle indagini
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Responsabilità istituzionali e critiche crescenti
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Testimonianze e elementi umani
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Maria Luisa Ramponi, in un’intervista dello scorso anno, parlava apertamente di aver riempito la casa di gas, e di aver subito “pignoramenti dell’azienda, dei terreni e ora anche della casa”.
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Viene descritto che i fratelli vivevano isolati, “ritirati”, non volevano uscire contatti con l’esterno, con forte resistenza agli interventi esterni.
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Chi li conosce sottolinea la situazione di disagio economico e sociale, ma anche un sentimento di ingiustizia: la famiglia percepiva che la legge li stesse colpendo duramente, che stessero perdendo tutto terreni, casa. Questo dolore sembra aver alimentato le minacce e la volontà di resistenza estrema.
Punti aperti e scenari futuri
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Sarà fondamentale l’esito delle perizie tecniche (gas, esplosivi, sicurezza strutturale).
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Verificare se vi siano responsabilità da parte dei corpi di polizia relativamente a procedure di ingresso, valutazione del rischio, uso delle protezioni.
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L’eventuale riconoscimento della figura di strage comporterebbe pene più gravi e darebbe un segnale forte sul piano giuridico.
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Possibili contenziosi da parte delle famiglie dei militari deceduti nei confronti dello Stato se emergerà che vi siano state omissioni di cautela.
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