sabato, Luglio 27, 2024
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SALERNO: DIVERSI EVENTI IN NOME DELL’ETNOGRAFA ANNABELLA ROSSI

INCONTRI CULTURALI A SALERNO E ALL’UNIVERSITA’

 

Proseguono, in questi mesi, i tanti eventi organizzati – presso il campus di Fisciano (università di Salerno) e anche al complesso di S. Michele, proprio in Salerno centro – sotto il comune denominatore dell’antropologa Annabella Rossi. Si tratta di un ampio calendario di iniziative culturali – in primis convegni e/o lectio, tenute da esperti di etnografia e tradizioni popolari – inerenti ai campi di ricerca di questa docente. Allieva del famoso storico delle religioni e/o etnografo Ernesto De Martino. La Rossi (ormai defunta da anni), dalla centralissima Roma, “approda” all’università salernitana. Dove insegna Antropologia Culturale. Suoi allievi più noti: Paolo Apolito e Vincenzo Esposito. Ed è stato proprio Esposito – in solido con il laboratorio interdipartimentale di Antropologia, a lei intitolato – ad aver stilato una corposa, ponderosa serie di appuntamenti. Che si spalmano tra il campus e la città di Ippocrate.

Dove è esistita la celeberrima “Schola medica” – tra le università più antiche e prestigiose del mondo. La serie di happening riprende un concetto espresso, anche mediante le sue ricerche, dalla studiosa: “Vivere la realtà è già scienza”.

Oltre al professor Esposito, in collaborazione con il collega e amico Ugo Vuoso – nonché con i responsabili della segreteria: Antonio Severino e Giuseppe Manzo – hanno contribuito alla “lista” degli appuntamenti anche altri dipartimenti dell’ateneo (ad esempio, tra i tanti: il centro bibliotecario d’ateneo e il dipartimento di scienze del patrimonio culturale) e ulteriori enti, esterni al campus. Tra questi ultimi, citiamo: il Comune di Salerno; il Ceic – centro etnografico campano; la fondazione “Cassa di risparmio salernitana” e così via. Tra i patrocinanti, si ricordino: il Siac, società italiana di antropologia culturale; il sodalizio “Kurumuny” e l’Icpi – ossia l’Istituto centrale per il patrimonio immateriale.

L’insieme delle lectio va sotto la denominazione “Colloqui di Salerno 2023/2024”. Sottotitolo, appunto, quello citato più sopra: “Vivere la realtà è già scienza”.

Si è partiti il 22 gennaio scorso, al complesso di S. Michele – in via Bastioni a Salerno. Dove, nel tardo pomeriggio, si è tenuto il vernissage della mostra per immagini “Annabella Rossi e la fotografia”. Ben cinquanta le foto, che hanno mostrato la perizia e la partecipazione (la celebre “osservazione partecipante”, un ossimoro che è alla base della ricerca etnografica più moderna) della professoressa romana.

I temi trattati erano il tarantismo – fenomeno tipico del Sud, ma esistente anche al Settentrione e in altri Paesi (tra cui la Spagna); il carnevale (particolarmente quello di Montemarano, nell’Avellinese) e le feste e i pellegrinaggi. L’esposizione è stata curata proprio da Vincenzo Esposito. Negli spazi dedicati, è stato possibile assistere a dei veri e propri film.

Si proiettavano video inerenti alle tradizioni popolari. Il 22 gennaio, il programma contemplava anche una conversazione con il professore Apolito, allievo della Rossi. Fino a pochi anni fa, l’antropologo Paolo Apolito insegnava a Salerno. Poi ha scelto Roma. Cattedra di Antropologia culturale.

Il 3 febbraio, secondo la lista di kermesse, ci si è “spostati” a Salerno centro. Al già citato complesso di S. Michele. Dove era previsto un convegno sulla zampogna, particolarmente quella utilizzata e suonata in Campania. A tal proposito è opportuno menzionare la compagnia “D’Altro canto”, assieme a uno dei fondatori: Antonio Giordano. Anch’egli esperto di discipline etnografiche, nonché valido e provetto zampognaro. A presenziare già agli inizi della serie di appuntamenti.

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Dopo la giornata di studi del 12 febbraio scorso, presso la biblioteca umanistica dell’ateneo fiscianese – al mattino – e al complesso salernitano nel pomeriggio (incontro sul tema della danza, del ballo – studiato dalla Rossi), eccoci venire al 15 febbraio. Con la prolusione di Vincenzo Santoro – studioso dei tarantismi – al campus fiscianese; in serata, con la mostra fotografica e i contributi iconici a S. Michele. Interventi musicali (al mattino, all’università) degli esperti di taranta Daniela Dentato e Angelo Plaitano.Con chitarra e tamburello. Un momento interessante e coinvolgente, al quale chi scrive ha preso parte. Al mattino. Corroborato da apposite slide, l’intervento di Santoro è verso sul fenomeno del tarantismo. Di cui egli ha dissertato con sicura competenza. Volendo sintetizzare al massimo, non si può non citare – delle sue parole – la funzione catartica e taumaturgica (miracolosa) del ballo. Specificamente la taranta pugliese; la tarantella napoletana; la pizzica meridionale.

Nel corso dell’esposizione, si è citato Ernesto De Martino – studioso delle religioni – con la sua “tecnica” per documentare i retaggi antropologici e – poi – si è discusso di Annabella Rossi. Che ha introdotto la “novità”, per le scienze etnografiche, delle interviste ai protagonisti dei suddetti fenomeni. Di De Martino, si è menzionato il volume “La terra del rimorso”. Cioè il Sud.

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Il titolo intende illustrare la credenza popolare (magia urbana) secondo la quale la tarantola (che può essere ragno, piuttosto che scorpione o serpente; comunque un animale che punge, morde) inocula(va) un veleno – ai contadini e a chi lavora(va) la terra. Per guarire, ecco un ballo intenso e forsennato – in alcune zone meridionali, soltanto per maschi; in altre per donne e uomini. Ma la stessa taranta (che avrebbe dato il nome alla città di Taranto) poteva mordere più volte.

Perciò l’antropologo De Martino chiama così la propria opera. Tuttavia, c’è pure un significato metaforico: il rimorso dovrebbe essere quello degli studiosi del Nord, che non hanno apprezzato o valorizzato il Meridione. Che è, invece, ricco di spunti culturali. Torniamo a noi. La danza, in questo caso taranta e pizzica, nelle loro varianti regionali o sovranazionali (ad esempio in Abruzzo o nelle Marche, oltre che in Puglia e in Calabria – poi in Spagna e anche altrove) è una delle più antiche espressioni popolari e culturali dell’umanità. Studiate proprio dalla Rossi, seguendo gli insegnamenti di De Martino – il suo mentore.

Il ballo dipende dai riti orgiastici, come l’orfismo; il coribantismo e il dionisismo. Il professor Santoro ha parlato delle differenze tra taranta, pizzica, altri tipi di ballo. In cui e per cui dimenarsi. Ricordiamo il noto “ballo di S. Vito” (il santo è venerato ad Eboli e nella provincia di Salerno; ci sono ancestrali e arcaiche testimonianze popolari di S. Vito ad Olevano sul Tusciano) e la “argia” in Sardegna. Dove esiste anche lo… “scandaloso” ballo delle vedove. La taranta pugliese (soprattutto, anzi, esclusivamente nel Leccese) si rifà alla figura di S. Paolo – a Galatina. Dove si parla del “male di S. Paolo”. Altrove c’è il “male di S. Donato”.

L’excursus storico, relativo all’evoluzione della taranta (a Napoli: tarantella) e delle sostanziali differenze – tra le varie aree del Mezzogiorno d’Italia – tracciato dal relatore, è risultato avvincente e affascinante. Sempre volendo ridurre al massimo le tantissime implicazioni di questa lezione, allorquando il docente ha parlato di Annabella Rossi, lo stesso ospite ha discusso sulle “tracce di continuità tra l’arcaico e il futuro” – ad opera della studiosa. Per approdare all’essere “universali”. Cioè a comprendere ciò che accomuna l’umanità, invece che a stigmatizzare le inevitabili differenze tra le etnie antiche e moderne. D’altronde, sono le “strutture elementari della parentela”, per dirla con Levi Strauss, ad avvicinare i popoli tra loro. È intervenuto Vincenzo Esposito – in chiosa. Facendo capire che “la diversità non ha senso”.

Gli incontri riprenderanno il 20 marzo prossimo venturo. Alla biblioteca umanistica di Fisciano – ore 10.30. Quando si concluderà la mostra e tornerà a conversare Paolo Apolito – con Antonio Giordano e Vincenzo Ferraioli. L’intero programma si snoderà poi per l’8 aprile, sempre alle 10.30 e sempre al campus – con “La realtà che vedo. Annabella Rossi antropologa visiva”. Interventi di Alberto Baldi, Francesco Marano, Felice Tiragallo. A coordinare: il prof Esposito. Nel pomeriggio (ore 18) ci si sposterà a S. Michele. Dove proseguiranno le lectio. Interessante anche la tematica del 17 aprile, quando sia alla biblioteca universitaria (11.30) che a S- Michele (18) verrà analizzato l’argomento “Annabella Rossi. Reti femminili in un archivio familiare”. Disserteranno Anna Iuso e Francesca Uccella. Coordinerà Dina Gallo.

Altri happening, previsti per il 22 e 29 aprile. Infine, tutto terminerà a maggio, nelle date del 13, 20 e 27. Si parlerà – tra moltissimo altro – anche delle “strategie linguistiche” e della “costruzione dell’identità”, nel lavoro della Rossi (29 aprile). Tutto davvero utile e opportuno; un plauso agli organizzatori, particolarmente ad Esposito.

 

foto articolo noia annabella rossi num 2

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