sabato, Luglio 27, 2024
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Non sono un “BAMBOCCIONE”

genitori

Oggi, grazie a Giuseppe che ci ha concesso qualche attimo del suo tempo per una piccola intervista.

Una occasione per affrontare un tema molto importante “l’obbligatorietà del dover vivere con i genitori, nonostante l’età adulta ed un lavoro precario”.

GIUSEPPE raccontaci qualcosa di te:

“Ho 35 anni, è dall’età di 18 anni che lavoro, ma a tutt’oggi, purtroppo, non sono ancora riuscito ad avere sia una indipendenza economica vera che una lavorativa accettabile, di conseguenza sono obbligato a continuare a vivere con la mia famiglia di origine. Obbligo e piacere, in quanto se non avessi le cosiddette spalle coperte da loro, a quest’ora sarei sicuramente costretto a vivere da clochard.”

Che tipo di lavoro svolgi?

“Ho fatto e faccio qualsiasi cosa mi capiti e mi dia la possibilità di portare a casa denaro. Ora capita di fare il Cameriere (chiamasi extra) tre sere a settimana faccio il Lavapiatti, ogni mattina alle tre vado a scaricare le Cassette al Mercato, e tantissimo altro, sono un jolly, sempre con dignità, però alla fine del mese, quello che riesco a portare a casa è assai poco”

Hai provato a vivere da solo e crearti una famiglia?

“La volontà c’è e c’è sempre stata, ma purtroppo, mi scontro sempre con la cruda realtà. Il denaro non è sufficiente, se pago l’affitto, non ho denaro per fare la spesa e per pagare le bollette… di conseguenza tristezza infinita, torno a casa triste e sconsolato da mamma e papà”.

Hai mai pensato di trasferirti all’Estero?

“Si, ho fatto anche questo, però eravamo tutti giovani, sia io che i miei genitori, ora, loro sono anziani, ed io per rispetto e senso del dovere sono qui e vivo di precariato. Con questo, non vuol dire che recrimino, mi piango addosso e ne faccio una colpa ai miei genitori, anzi li ringrazio ogni attimo della mia vita, però, penso sia ora che questa situazione cambi, e dia possibilità anche a noi giovani adulti di poter pensare positivo, e, costruirci il futuro che ancora non abbiamo avuto modo di sperimentare”.

Cosa ti auspichi nel futuro prossimo?

“Cose semplicissime, un lavoro fisso che mi dia una stabilità economica. Mi piacerebbe affittare un Monolocale, e cominciare una vita si di sacrifici, ma anche di soddisfazioni. So che la materialità non è fondamentale, ma purtroppo senza quella ti si spegne ogni aspettativa. Ti fa venir meno la voglia di vivere, diventi un automa, ti circondi di apatia e tutto diventa grigio, invece la vita è colore, suono, armonia, musica, bellezza e tanto altro”.

Giuseppe, ancora una domanda…?

“Scusami Idalia, non posso devo scappare, sono le 16.30 mi aspetta un extra al Ristorante… grazie di aver dato voce, a chi voce non ha ciaooooo a presto!”

Eccomi qui, mi ritrovo seduta da sola al tavolino del bar, fino ad un attimo fa c’era Giuseppe, una persona meravigliosa che con estrema dignità ci ha raccontato uno spaccato di vita fatta di sogni infranti e tante rinunce, cosa dire?

Purtroppo nulla, auguriamoci solo un domani migliore!

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