venerdì, Maggio 3, 2024
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Octave Lapize, il corridore perfetto

Correva l’anno 1887 nasce un campione del ciclismo Octave Lapize

Classiche, grandi giri, pista e ciclocross: Octave Lapize era un fuoriclasse.

Ai tempi di quel ciclismo che chiamiamo pioneristico, un’epoca meno primordiale di quel che si crede oggi, ci fu una stella capace d’irradiare tutti i segmenti del pedale.

+Un atleta in grado di primeggiare su pista, nel ciclocross e in ogni versante del ciclismo su strada. Un fuoriclasse francese in possesso di un talento con pochissimi eguali nella storia: Octave Lapize.

Nato a Parigi il 24 ottobre 1887, Octave era un corridore completo. Forse, però, come sosteneva il suo manager Paul Ruinart, sarebbe meglio dire “perfetto”.

Fisicamente era minuto, ma disponeva della potenza di un Minotauro. Andava forte in salita, ma era anche una saetta allo sprint. Nei suoi anni migliori fu capace di eccellere ovunque.

Non è errato considerarlo una versione ancestrale di fenomeni moderni come Eddy Merckx e Bernard Hinault.

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La sua discrezione, unita al fatto d’essere decisamente troppo forte, gli impedì di diventare un idolo per i suoi connazionali.

D’altronde, si sa, i cugini d’oltralpe amano quegli atleti che sovente recitano il ruolo degli sconfitti nelle gare più importanti.

Lapize era tutto il contrario: un assassino galantuomo che di rado non centrava il bersaglio.

Nell’ambiente Octave era noto come l’intellettuale del peloton. Stimatissimo dalla maggior parte dei colleghi,

la sua pur breve carriera fu anche fonte d’ispirazione per coloro che sono venuti dopo di lui. Per decenni fu considerato, in patria, il più grande di tutti i tempi. Se dovessimo stilare una classifica dei più forti corridori della prima metà del ‘900, in effetti,

Lapize si giocherebbe il primo posto con Alfredo Binda e Costante Girardengo.

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Il fuoriclasse transalpino inizia a correre tra i dilettanti nel 1907. In quel periodo si divide tra la sua passione e il lavoro nel birrificio del padre.

In inverno dà immediatamente un saggio della sua classe vincendo il titolo nazionale nel ciclocross. A fine stagione conquista la maglia tricolore, nella categoria dilettanti, anche su strada.

Nonostante riceva numerose offerte, decide di rimanere tra gli amateurs, come li chiamano i francesi, anche nel 1908. Lo fa per poter prendere parte alle Olimpiadi di Londra, ove coglie la medaglia di bronzo nella 100 chilometri su pista.

In quella stessa stagione, inoltre, fa il Record dell’Ora dietro moto. In sessanta minuti copre una distanza di 82,758 chilometri.

Nel 1909 fa il salto e si accasa in una squadra sponsorizzata da un piccolo costruttore parigino: Biguet. A inizio anno prova a servire il bis nel campionato francese di ciclocross. In una gara letteralmente sommersa dalla neve, però,

deve accontentarsi del terzo posto. Lo penalizza fortemente la rottura di un pedale. Nel mentre, il rapporto con il padre, il quale non ha mai visto di buon occhio l’attività sportiva del figlio, si fa più teso.

Dopo mesi di litigi, il genitore dà un ultimatum a Octave. «O arrivi tra i primi dieci alla Parigi-Roubaix o vai a fare il fattorino».

L’11 aprile del 1909, per la prima volta in carriera, Lapize, all’epoca ventunenne, si presenta al via della Regina delle Classiche. Sa che quella corsa, per lui, è uno spartiacque.

Può lanciarlo nella stratosfera come mettere fine ai suoi sogni.

Ad Amiens, mentre fa parte del gruppo di testa, Lapize fora. Nel frattempo, al comando, si forma un terzetto composto da tre alfieri della Alcyon: i belgi Jules Masselis e Cyrille Van Hauwaert e il parigino Louis Trousselier, vincitore di Tour de France e Parigi-Roubaix nel 1905.

Dopo ventidue chilometri d’inseguimento, tuttavia, Octave, con a ruota il connazionale Georges Passerieu, riacciuffa i primi.

Più avanti Passerieu cade e Van Hauwaert fora. Restano, così, tre atleti a giocarsi il successo. Si arriva alla volata e il primo a scattare è Trousselier. Lapize, però, lo sorpassa facilmente all’esterno e mette,

per la prima volta in carriera, il suo marchio in quello che ancora non era considerato l’Inferno del Nord. È l’unico atleta tra i primi sette classificati a non vestire la casacca della Alcyon-Dunlop. La sua carriera, intanto, è salva. Non lavorerà mai come fattorino.

A luglio prende parte al suo primo Tour de France. Inizia alla grande e al termine delle prime due tappe è secondo in classifica generale. Tuttavia, alcuni problemi fisici lo rallentano e, dopo la rottura della forcella nella quinta frazione, decide di abdicare. In seguito al ritiro dalla Grande Boucle, lascia la Biguet per accasarsi anch’egli alla Alcyon-Dunlop.

Inaugura il cambio di divisa nel migliore dei modi. Nella prestigiosa Milano-Varese di 246 chilometri, infatti, fa lo scalpo a Luigi Ganna, campione uscente del primo Giro d’Italia e della Milano-Sanremo. Lapize, a fine stagione, inoltre, conquista anche la Parigi-Tours.

Tuttavia, verrà privato di quel successo, poiché durante la manifestazione è uscito, seppur per un lasso di tempo molto breve, dal tracciato prestabilito.

Nella stagione seguente serve prontamente il bis alla Parigi-Roubaix. Domina la gara dall’inizio alla fine e all’imbocco del velodromo solo due atleti sono ancora alla sua ruota. Si tratta del già citato Van Hauwaert e del connazionale e grande ciclocrossista Eugène Christophe.

Lapize è talmente superiore ai rivali che sembra giocare al gatto col topo. Il fiammingo lancia lo sprint ai meno trecento metri dal traguardo, ma Octave balza prontamente sulla sua ruota e lo salta in scioltezza.

Con la seconda Parigi-Roubaix in saccoccia, Octave decide di porsi un nuovo obiettivo: il Tour de France. Il grande favorito è il vincitore uscente, nonché compagno di Lapize all’Alcyon-Dunlop, François Faber. Originario del Lussemburgo,

Faber è stato il primo straniero a vincere la Grande Boucle. Anch’egli atleta polivalente, in carriera ha conquistato anche la Parigi-Roubaix, la Parigi-Tours, la Parigi-Bruxelles e il Giro di Lombardia.

La manifestazione inizia nel segno di Faber. Il lussemburghese trionfa in due delle prime quattro tappe e occupa la prima posizione nella classifica generale sin dal secondo giorno. Durante la quinta frazione, la Lione-Grenoble di 311 chilometri, tuttavia, a causa di un forte raffreddore, il campione in carica va in difficoltà. Al contrario, mentre una tempesta attanaglia i corridori, Lapize si esalta. Sul Col de Porte il fuoriclasse transalpino attacca e alla sua ruota restano solo Van Hauwaert e Charles Crupelandt.

Nel finale il belga fora, mentre Lapize si libera di Crupelandt e arriva tutto solo al traguardo. Rifila anche ventidue minuti a Faber, ma il distacco poco conta, dato che la classifica è a punti. Dopo i primi otto giorni, Faber occupa la testa della graduatoria con quindici punti di margine sul compagno di squadra. Con questa situazione, i corridori approcciano la prima tappa pirenaica nella storia della Grande Boucle. Si tratta della Perpignan-Luchon di 289 chilometri.

Lungo il tracciato di quella frazione, il gruppo dovrà scalare il Col de Port, il Col de Portet-d’Aspet e il Col des Ares.

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Lapize passerà alla storia come lui che darà degli assassini agli organizzatori della corsa per aver introdotto quelle aspre vette. In realtà, però, quegli aridi monti saranno il teatro dell’inizio della sua epica rimonta.

Il ventiduenne nativo di Parigi, infatti, innanzitutto si impone in solitaria, davanti a Émile Georget e a Faber, proprio nella Perpignan-Luchon.

Il dì seguente, inoltre, si ripete nell’ancor più dura Luchon-Bayonne di 326 chilometri. Sul Peyresourde Octave resta in testa col solo Gustave Garrigou. Sul Tourmalet, invece, mentre quest’ultimo riesce a fare tutta l’ascesa in bici, Lapize deve scendere dal mezzo e proseguire a piedi. A ogni modo, al termine della discesa i due sono nuovamente insieme.

A valle avviene un raggruppamento. Sull’Aubisque, tra lo stupore generale, sarà François Lafourcade, un corridore considerato di secondo piano, a scollinare per primo. Lapize passa a sedici minuti dal battistrada. In discesa, inoltre, il fuoriclasse transalpino verrà superato anche dall’italiano Pierino Albini.

Sarà proprio durante quella fase di gara, oltretutto, che Lapize, rivolgendosi al giornalista de L’Auto Charles Ravaud, darà del criminale ad Henri Desgrange. Nonostante tutto, però, Octave recupera meglio dei suoi rivali dagli sforzi.

Nel mentre, invece, Lafourcade, che ha chiesto troppo al suo fisico sull’Aubisque, va in crisi totale. Albini è il primo a superarlo, mentre Lapize lo riprende e lo stacca sul Col d’Osquich.

Più avanti, Octave riacciuffa anche Albini. I due vanno di comune accordo fino al traguardo, ove, grazie al suo spunto veloce superiore, il transalpino conquista il secondo successo parziale consecutivo Faber, per merito di una gestione magistrale delle energie, riesce a cogliere la terza piazza. Il lussemburghese resta leader, ma al termine delle tappe pirenaiche Lapize sembra ormai prossimo al sorpasso.

Due giorni più tardi, a Nantes, Faber cade. Riesce a concludere la frazione comunque al nono posto, ma Lapize, che giunge quarto, ora si trova a un solo punto di distacco. Il dì successivo, Octave completa la rimonta e detronizza il compagno di squadra.

A due frazioni dal termine, François prova il tutto per tutto nella Brest-Caen di 424 chilometri. Si muove poco dopo il via e arriva financo ad avere venti minuti di vantaggio sull’avversario.

Diverse forature e le gambe che man mano si fanno sempre più pesanti, però, finiscono per far dilapidare al lussemburghese tutto quel vantaggio. Octave lo riprende. Dopodiché, con uno sprint imperioso, si aggiudica il successo di tappa davanti a Garrigou ed Ernest Paul. Faber chiude al quarto posto e viene distanziato ulteriormente.

Nella frazione conclusiva, la Caen-Parigi di 262 chilometri, quando Lapize sembra ormai avere il successo in tasca, un’infingarda foratura cerca di frapporsi fra lui e il trionfo. Faber prova ad approfittare di quella sventura del rivale e va all’attacco.

Il lussemburghese, tuttavia, non riesce ad andare oltre il quarto posto di giornata. Octave, invece, coglie la sesta piazza vincendo la volata del gruppo e può, così, tirare un sospiro di sollievo. Mantiene, infatti, quattro punti di vantaggio nella graduatoria generale e sale sul gradino più alto del podio.

Quella non è semplicemente l’unica vittoria di Lapize alla Grande Boucle, ma sarà anche la sola occasione in cui il fuoriclasse francese concluderà il grande giro di casa. Il trionfo di Lapize, oltretutto, crea una situazione a dir poco caotica in senno all’Alcyon-Dunlop.

Questo poiché, durante il Tour, la tensione tra lui e Faber raggiunge le stelle e il sodalizio finisce per dividersi in due fazioni.

I compagni di squadra, in particolare Garrigou e Van Hauwaert, si schierano dalla parte di Octave. Il direttore sportivo Alphonse Baugé, invece, resterà sempre al fianco del lussemburghese.

Nel prosieguo di stagione, i due atleti sopraccitati vengono estromessi dalla selezione per la Parigi-Tours. Questo manda su tutte le furie Lapize. Il nativo di Parigi salta sia la classica francese che il Giro di Lombardia.

In seguito, decide di lasciare l’Acyon-Dunlop e di trasferirsi a La Française-Diamant.

Il 2 aprile 1911 Octave conquista la Parigi-Tours precedendo il compagno Van Hauwaert. Un risultato che viene svilito da stampa e addetti ai lavori poiché la gara francese, quel dì, si svolge in contemporanea con la Milano-Sanremo e l’Alcyon-Dunlop decide di presentarsi a quest’ultima. Lapize, a ogni modo, chiuderà la bocca ai detrattori nella sua corsa: la Parigi-Roubaix.

Due settimane più tardi, il 16 aprile 1911, infatti, Lapize e la sua La Français-Diamant dominano la Regina delle Classiche. In compagnia dei gregari Van Hauwaert e André Charpiot, si libera del resto della concorrenza.

Il sodalizio di Octave, proprio come la Mapei ottantacinque anni dopo, impone il suo dominio tra le viuzze dell’Inferno del Nord. Alla fine il fuoriclasse transalpino arriva al traguardo con il solo Charpiot e coglie il suo terzo trionfo consecutivo in quella corsa che sembra esser stata cucita per lui da un sarto.

Non è solo il primo, nella storia, a vincere per tre volte la Parigi-Roubaix. Octave Lapize è, tutt’oggi, l’unico insieme a Francesco Moser a essersi imposto per tre volte consecutive nella Regina delle Classiche.

Più avanti nell’annata fa sua anche la maglia di campione nazionale francese. Nella Bordeaux-Parigi, invece, deve arrendersi all’acerrimo nemico François Faber. A fine giornata Faber dichiarerà di essere particolarmente soddisfatto poiché ha preceduto Lapize.

Sono parole di fuoco che a Lapize non vanno giù. A giugno Octave, che se l’è legata al dito, si prende la sua rivincita alla Parigi-Bruxelles. I due fanno parte degli otto corridori che arrivano a giocarsi il successo allo sprint.

In volata, tuttavia, Lapize è difficilmente contenibile.

Il transalpino si esibisce in uno dei suoi sprint regali e si mette tutti dietro.

Alla Grande Boucle si presenta con il ruolo di grande favorito. La stanchezza dovuta all’intensa primavera, miscelata con un buon quantitativo di sfortuna che gli fa perdere molti punti nelle prime frazioni, lo costringono però a ritirarsi dopo pochi giorni. Nei mesi successivi coglie un bel secondo posto nella Parigi-Brest-Parigi, una gara di 1200 chilometri che si disputava ogni dieci anni. A dicembre, inoltre, si reca anche negli Stati Uniti per partecipare alla Sei giorni di New York, ma non ottiene i risultati sperati.

Il 1912 di Lapize inizia alla grande su pista. Su strada, però, non è altrettanto fortunato. Alla Milano-Sanremo è costretto al ritiro, mentre alla Roubaix, per la prima volta in carriera, non riesce a vincere.

A ogni modo, si rifarà più avanti riconquistando sia il titolo nazionale francese che la Parigi-Bruxelles.

Si presenta in grande spolvero al Tour de France. Trionfa nella sesta tappa, 323 chilometri da Grenoble a Nizza, nella quale stacca tutti sul Col d’Allos, e agguanta la prima posizione nella graduatoria generale in coabitazione con il belga Odile Defraye. Nei giorni seguenti, tuttavia, Defraye riesce a riallungare su Octave. Questo poiché l’Alcyon-Dunlop, sodalizio del fiammingo, ha al via della Grande Boucle, oltre alla selezione principale, anche due team satellite. Odile può contare sull’aiuto di tantissimi corridori, inclusi diversi belgi di altre squadre, e così riesce a mettere alle strette Lapize.

Sul Portet-d’Aspet, nel corso della nona frazione, stanco della situazione, Lapize scende dalla bici e si ritira. Le polemiche, da lì alla fine della Grande Boucle, si faranno sempre più feroci.

Il direttore sportivo di Octave attacca Desgrange, reo colpevole, a suo dire, di aver permesso la partecipazione di due sub-marchi della Alcyon-Dunlop. Molti, inoltre, criticano la struttura della classifica a punti. Lamentele queste che, peraltro, verranno ascoltate. Nel 1913, infatti, verrà introdotta la graduatoria a tempi.

Octave, deluso per quanto accaduto al Tour, decide di mettere per un po’ da parte la strada e dedicarsi alla pista.

Il 22 agosto riscrive il suo stesso record del mondo nei 100 chilometri dietro tandem. Nel velodromo di Buffalo, Lapize percorre quella distanza in due ore, due minuti e tre secondi. Un mese più tardi, invece, farà il Record dell’Ora dietro tandem. In sessanta minuti copre una distanza di 50,925 chilometri. Conclude in grande stile andando a vincere in casa dei belgi la Sei Giorni di Bruxelles, nella quale fa coppia con René Vandenberghe.

A inizio 1913 continua a gareggiare su pista. Conquista la Sei Ore di Parigi insieme a Victor Dupré. Con lo stesso compagno, però, perde la neonata Sei Giorni di Parigi. Dopo un duello entusiasmante, i due devono arrendersi alla coppia composta dalla leggenda statunitense Joe Fogler e dall’australiano, all’epoca astro nascente del pedale, Alfred Goullet.

Un risultato, il loro secondo posto, comunque ottimo se consideriamo che i vincitori sono due dei più grandi specialisti di tutti i tempi di questo tipo di prova.

Combinando i successi di Joe e Alfred, arriviamo addirittura a ventiquattro Sei Giorni (Goullet, peraltro, vanta anche un trionfo a New York in coppia con l’azzurro Gaetano Belloni).

La primavera di Lapize, in quella stagione, sarà terribilmente sfortunata. Alla Parigi-Roubaix si ritira dopo una serie di forature che lo tagliano fuori dai discorsi per il successo finale. Alla Parigi-Tours, invece, viene gettato a terra dal belga Jules Masselis.

Anche alla Milano-Sanremo è vittima di una caduta. A giugno, però, esce finalmente da questo periodo difficile. Per il terzo anno consecutivo vince sia il campionato nazionale francese che la Parigi-Bruxelles.

Due successi che lo convincono a presentarsi alla partenza di un Tour de France che inizialmente non era nei suoi programmi. Nel corso della terza frazione, tuttavia, il gruppo lo attacca in blocco dopo una foratura. Stizzito per quell’atteggiamento ostile nei suoi confronti, Lapize si ritira. Henri Desgrange, risentito per il comportamento di Octave, lo attacca tramite la stampa.

Il fuoriclasse transalpino, però, non controbatte, preferendo concentrarsi sulla stagione su pista che sta per cominciare.

A ogni modo, Lapize si sta effettivamente imborghesendo. Nel 1914 ha appena ventisei anni, ma sembra già in fase calante. Il ciclismo dell’epoca era più ricco di problemi meccanici e cadute rispetto a quello odierno.

E ogni volta che ha qualche inconveniente, Octave ormai molla. Non conclude praticamente nessuna classica e perde anche la maglia di campione di Francia.

Al Tour de France parte bene, ma una crisi sul Tourmalet lo esclude dalla lotta per il successo finale. Ottiene, però, un trionfo parziale nella Perpignan-Marsiglia di 370 chilometri.

Una frazione particolare, in cui venticinque corridori arrivano insieme nel velodromo ove è posto il traguardo e la direzione di gara decide d’indire un torneo di velocità su pista per stabilire il vincitore.

Lapize supera Oscar Egg, Émile Engel e Maurice Brocco e coglie il suo sesto centro in carriera nel grande giro di casa.

Il 14 luglio 1914, la madre di Lapize viene a mancare. Octave decide di lasciare il Tour de France e la sua squadra lo segue in blocco. Henri Desgrange, invece, parlerà di un «ritiro senza gloria».

La sua carriera, di fatto, finisce qui. Il 14 agosto si arruola nell’esercito e parte per la Grande Guerra. Diverrà un abile pilota di aerei, ma, proprio come l’eterno rivale Fraçois Faber, morirà durante il conflitto globale.

La mattina del 14 agosto 1917, Octave si schianta dopo essere stato colpito da un biplano tedesco. Perde la vita sul colpo. L’eco della sua morte farà il giro del mondo.

Sia il Daily Mail che il New York Herald, data la grande popolarità di Lapize in tutto il pianeta, gli dedicheranno un necrologio.

La guerra, e poi la morte, gli hanno portato via gli ultimi anni di carriera. È vero che per Lapize il meglio sembrava essere alle spalle, ma quando scoppiò il primo atroce scontro mondiale aveva comunque appena ventisei anni e mezzo.

Magari stava solo vivendo un momento complicato. Nel 1914 la moglie era incinta (partorirà il 17 agosto, appena tre giorni dopo la partenza di Octave) e forse la testa del campione era da un’altra parte.

Nel lustro in cui ha potuto dedicarsi al ciclismo, ad ogni modo, Lapize ha dimostrato di essere un talento di portata storica. Forse proprio il fatto d’essere fin troppo eclettico lo stava trascinando anzitempo verso il declino.

Octave non si fermava mai, correva tutto l’anno e sovente si sobbarcava viaggi infiniti per recarsi dall’altra parte dell’oceano a gareggiare su pista.

Tuttavia, data la guerra e dato il palmarès che in quel breve arco di tempo è riuscito a costruire, viene indubbiamente da dire che abbia avuto ragione lui. D’altronde, quando sei il corridore perfetto, capace di eccellere dovunque e in ogni situazione, selezionare alcuni obiettivi e scartare altri non ha senso: meglio vincere tutto quanto.

 

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