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Pellegrinaggio a Giffoni Valle Piana (Sa) per un gruppo di catechisti, genitori e ragazzi di Mercato San Severino (Sa)

In occasione della santa Pasqua, che per il 2024 ricorre domenica 31 marzo prossimo, una rappresentanza di catechisti; genitori; adolescenti afferenti alla parrocchia di S. Giovanni (Mercato San Severino) si è recata in pellegrinaggio a Giffoni Valle Piana. Il centro in provincia di Salerno, noto per l’estivo festival del cinema rivolto ai ragazzi, ospita al suo interno la chiesa della SS. Annunziata. In data 16 marzo scorso.

foto articolo spina santa noia 1

Nella chiesa si conserva e si venera la spina santa. Si tratta di una reliquia, che assicurano originale – non una copia, quindi – sottesa alla coronazione di rovi sul capo di Gesù Cristo. Uno dei tanti tormenti della sua divina Passione, morte e Resurrezione.

La chiesa è stata denominata proprio “santuario della spina santa”, proprio da pochi anni: dal 2021. Il gruppo di fedeli sanseverinesi ha vissuto nel Giffonese una serie di esercizi spirituali, molto adatti anche ai ragazzini – educati e composti – che sono lì giunti, mediante un apposito pullman.

Arrivata a Giffoni, la comitiva è stata accolta da don Alessandro Bottiglieri. Che ha spiegato in breve, per un po’, la storia dell’edificio religioso e della stessa spina santa. Si tratta di un vestigio, di un “ricordo” della morte del Cristo. Secondo la leggenda, questa piccola spina sarebbe “derivata” (diciamo così) da S. Elena, madre dell’imperatore Costantino (S. Costantino). È una reliquia che ha “viaggiato”, da Istanbul – la “vecchia” Costantinopoli – fino a noi. Cioè a Giffoni Valle Piana. Portata da un religioso della zona: il cardinale Leonardo De Rossi. Questo è ciò che ha esplicato, a mo’ di introduzione, don Bottiglieri. Che ha anche accennato alle celeberrime “leggi eversive” (dalla feudalità), degli anni tormentosi dell’800 – ad opera dei Napoleonidi. Nonostante tutto, è emerso dalle spiegazioni, la spina è riuscita a “restare” proprio a Giffoni. Qui, pare, cambia colore: dal grigio al rosso, quando baciata. Oppure in occasione dei venerdì di marzo e/o del venerdì santo. O anche durante eventi particolari.

foto articolo spina santa noia 2

Per la cronaca, ha dichiarato il prete, si tratta della stessa reliquia che è stata portata in processione dall’arcivescovo Andrea Bellandi (diocesi di Salerno-Campagna-Acerno) – durante la pandemia da Covid. Nel 2020, verso l’ospedale “Ruggi d’Aragona”, alias “S. Leonardo”. Poi fino alla cattedrale di Salerno, grazie a un pick-up dei Vigili del Fuoco.

Il prelato ha parlato della viva devozione verso questo sacro vestigio, che si infervora particolarmente a settembre (dal 7 al 14 del mese, nell’ambito del settenario dedicato – con canti popolari) – quando c’è la vera e propria “ricorrenza” di tale simbolo cristiano. Lungo circa 7 centimetri e mezzo. Tante le grazie, “visibili” (constatabili) o non, ottenute pregando assiduamente la sacra reliquia: è condizione essenziale la fede. Il ricorrere alla divinità di Gesù. Don Bottiglieri ha riferito di situazioni davvero “miracolose”, accadute per merito – così pare – di questa spina. Eventi inspiegabili, come interventi chirurgici particolarmente difficili; avvenimenti “risolutivi” per casi di ansia e/o depressione e tanti altri esempi. Sempre ottenuti grazie alla preghiera – corale – e affidandosi al Signore Gesù. Con perseveranza.

foto articolo spina santa noia 3

Dopo tutte le spiegazioni del caso, è seguita la celebrazione eucaristica. Una bella e toccante funzione, con – alla fine – il bacio di tutti i partecipanti all’involucro in argento e cristallo – contenente il pezzo di rovo, proveniente dai luoghi dove ha vissuto Gesù. Una teca cilindrica, di dimensioni piccolissime.

A conservare l’oggetto più bello della pur bella struttura a tre navate, tra l’antico e il moderno, che è la chiesa dell’Annunziata. Infine, ecco che i ragazzini in pellegrinaggio – per il ritiro spirituale – hanno partecipato, anzi: hanno addirittura animato il pio esercizio della via crucis. Introdotta dal diacono Antonio Luisi, che ha preso parte alla “trasferta” di pochi chilometri. Con i catechisti e alcuni genitori. Si è trattato di commenti e riflessioni adatti ai giovanissimi. Partendo dal loro quotidiano, dalle loro esperienze di vita. Ad esempio, incentrando le riflessioni sul non accettare i coetanei; sul comprendere come non provare invidie e gelosie; sul litigare; sul lamentarsi per cose di poco conto. Insomma, vivendo questi tempi forti di quaresima con piccoli fioretti o “sacrifici”, appositamente per guadagnarsi la Vita Eterna con atteggiamenti maturi ma specifici per la propria età.

foto articolo spina santa noia 7

A chiosa finale, il diacono (permanente) Luisi ha citato una strofa di una canzone dei “Neri per caso”, cantanti di Salerno, che afferma: “Si può amare da morire, ma morire d’amore no”. Invece, il Cristo non solo ha amato l’umanità da morire ma è addirittura morto per amore. Che grande sacrificio, per noi umani – spesso “piccoli”, gretti, cattivi! Ma son proprio i bambini, i nostri ragazzi, che potrebbero “fare la differenza”: essi sono capaci di piccoli e grandi gesti d’amore. Prima di ripartire, dinanzi al pullman che avrebbe riportato tutti a casa, ecco un gustoso assaggio di zeppole fritte. Un pensiero dolce, a cura dei catechisti e degli organizzatori. Che le hanno ordinate – pensando ai pellegrini. Tra i referenti e/o responsabili del viaggio “spirituale” ricordiamo Agata Sessa, che si prodiga per organizzare al meglio, a puntino, interessanti viaggi e pellegrinaggi. Non dimentichiamo nemmeno i responsabili del catechismo: Pasqualina, Giovanna, Filomena, Elvira e Adele e tanti altri di cui adesso ci sfugge il nome. Tutti loro, citati o no, svolgono un importante; decisivo; impegnativo servizio di accoglienza ai più giovani e alle famiglie. Cosa che viene sempre professata dal parroco, don Peppino Iannone.

foto articolo spina santa noia 8

Perché la parrocchia di S. Giovanni – a Mercato San Severino – è una bella realtà, con tanto entusiasmo e tanti volontari dediti ai compiti più disparati. Che mantengono viva la missione petrina e cristocentrica del Sanseverinese. Dove vi sono, poi, anche altre meravigliose collettività o comunità parrocchiali – sempre attive e proficue. Per un intenso messaggio di fraternità e spirito collaborativo – cosa che non deve mancare mai, in nessun settore dell’esistenza dei fedeli.

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