sabato, Luglio 27, 2024
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Strage di sfollati, Israele: “Un’esplosione secondaria”

Tank nel cuore di Rafah, un milione in fuga

Nuovi bombardamenti israeliani sui profughi, almeno 37 morti. Il molo americano a Gaza è danneggiato, stop agli aiuti. Per la prima volta l’UE discute di sanzioni contro Tel Aviv. La Jihad islamica pubblica il video di un ostaggio israeliano.
 
L’esercito israeliano intercetta un “bersaglio aereo sospetto” vicino al Libano

“Il sistema di difesa aerea dell’esercito israeliano ha intercettato un bersaglio aereo sospetto al largo della costa di Rosh HaNikra”, vicino al confine con il Libano. Lo riferisce l’Idf su Telegram aggiungendo che “nessun allarme è stato attivato, secondo il protocollo”. 

Ieri sono stati identificati “lanci dal Libano verso l’area di Shtula, nel nord di Israele. L’artiglieria ha colpito le fonti di fuoco. Nella notte, aerei da combattimento dell’IAF hanno colpito una struttura militare in cui operavano terroristi di Hezbollah nell’area di Naqoura, così come le infrastrutture terroristiche di Hezbollah nelle aree di Ramyeh e At Tiri, nel sud del Libano”.

Houthi attaccano nave greca nel Mar Rosso a largo Yemen

I ribelli Houthi yemeniti del movimento Ansar Allah hanno attaccato una nave di proprietà greca. Lo riporta il Comando Centrale degli Stati Uniti (Centcom) su X. “Gli Houthi sostenuti dall’Iran – si legge – hanno lanciato cinque missili balistici antinave dalle aree dello Yemen nel Mar Rosso. La nave mercantile Laax, battente bandiera delle Isole Marshall, di proprietà e gestita dalla Grecia, ha riferito di essere stata colpita da tre missili, ma ha continuato il suo viaggio. Non sono stati segnalati feriti da parte degli Stati Uniti, della coalizione o del mercantile navi”, si legge nel comunicato.

Dopo la strage di Rafah, Israele bombarda ancora: almeno 37 morti in poche ore

Nuovi attacchi aerei israeliani hanno ucciso almeno 37 persone, la maggior parte delle quali rifugiati accampati nelle tende, fuori dalla città di Rafah – colpendo la stessa area dove pochi giorni prima un bombardamento aveva provocato un massacro tra gli sfollati palestinesi – così raccontano testimoni, operatori del pronto soccorso e funzionari ospedalieri. 

I bombardamenti hanno colpito Tel al-Sultan, nella parte occidentale di Rafah, uccidendo almeno 16 persone. Sette dei morti erano in tende accanto a una sede delle Nazioni Unite, a circa 200 metri dal luogo del massacro di domenica. “È stata una notte di orrore”, ha detto Abdel-Rahman Abu Ismail, un palestinese di Gaza City che si è rifugiato a Tel al-Sultan da dicembre. Martedì pomeriggio, un attacco israeliano ha poi colpito le tende vicino a un ospedale da campo sulla costa a ovest di Rafah, uccidendo almeno 21 persone, di cui 13 donne, dice il Ministero della Sanità di Gaza. Un testimone, Ahmed Nassar, racconta che l’attacco ha ucciso le sue quattro cugine, alcuni dei loro mariti e molti bambini. 

L’esercito israeliano ha suggerito che l’incendio di domenica nella tendopoli potrebbe essere stato causato da esplosioni secondarie, forse provocate dalle armi dei militanti palestinesi. Il portavoce militare, contrammiraglio Daniel Hagari, ha detto che la causa dell’incendio è ancora sotto indagine, ma che i missili israeliani usati erano troppo modesti per aver causato un impatto così devastante da uccidere 45 civili palestinesi. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha parlato di un “tragico incidente”.

L’assalto israeliano a Rafah, lanciato il 6 maggio, ha spinto più di un milione di persone a fuggire dalla città, ha detto martedì l’agenzia delle Nazioni Unite per gli aiuti ai rifugiati palestinesi. Quasi tutti erano già sfollati più volte durante la guerra, che prosegue da quasi otto mesi. Decine di migliaia di famiglie sono ora sparse nelle tendopoli improvvisate su territori devastati dalla guerra e privi di cibo, acqua e altri beni essenziali. 

La strage della tendopoli di Rafah ha suscitato una diffusa indignazione a livello internazionale, anche da parte di alcuni dei più stretti alleati di Israele. A testimonianza del crescente isolamento di Israele sulla scena mondiale, la Spagna, la Norvegia e l’Irlanda hanno riconosciuto formalmente uno Stato palestinese.

Il molo americano a Gaza è danneggiato, stop agli aiuti

Gli Stati Uniti annunciano che l’arrivo di aiuti per Gaza via mare è stato bloccato perché il molo costruito a largo delle coste della Striscia ha subito danni a causa del mare mosso. La portavoce del dipartimento della Difesa, Sabrina Singh, ha spiegato in una conferenza stampa che le riparazioni del molo dureranno “almeno una settimana”. 

“A causa del mare agitato, una parte del molo si è staccato dall’altra che è al momento ancorata alla costa di Gaza – ha spiegato – come risultato questa parte è stata danneggiata e deve essere ricostruita e riparata, nelle prossime 48 ore sarà spostata dalla sua posizione ancora alla costa e spostata ad Ashdod dove il comando centrale condurrà le operazioni”. 

Tank israeliani nel cuore di Rafah, ancora morti negli ultimi raid

Tank israeliani nel cuore di Rafah. Secondo quanto riferiscono testimoni oculari e giornalisti locali, citati dalla Bbc, i carri armati israeliani hanno preso il controllo della rotonda di al-Awda dove si trova anche la moschea, un punto di riferimento importante della città a circa mezzo chilometro dal confine con l’Egitto. 

La notizia giunge mentre parallelamente sono intensi i bombardamenti su Rafah, il tutto solo pochi giorni dopo che la Corte internazionale di giustizia ha ordinato a Israele di fermare l’offensiva a Rafah. Dopo l’inferno scatenato dal raid israeliano del 26 maggio su una tendopoli di sfollati di Rafah, in cui secondo le autorità di Gaza sono morte 45 persone, raid israeliani hanno di nuovo colpito il quartiere di Tel al-Sultan nella notte fra lunedì e martedì, provocando 16 morti. 

E la notizia di un nuovo ulteriore attacco aereo sulle tende degli sfollati a Rafah si è diffusa ieri pomeriggio: sarebbero 21 i morti nel raid sulla zona di Al-Mawasi secondo le autorità sanitarie di Gaza, ma l’Idf ha fatto di non essere al corrente di nessun nuovo attacco. 

La testata Axios ha fatto sapere che gli Usa stanno valutando se l’attacco israeliano di domenica alla tendopoli costituisca una violazione di questa linea rossa.

L’Idf ha fornito la sua versione facendo sapere che, dalla prima indagine, emerge che l’incendio nel campo profughi non sarebbe stato causato dal raid aereo ma da un’esplosione secondaria, magari innescata da armi di militanti palestinesi. 

Un forte segnale di pressing su Israele è giunto da Spagna, Norvegia e Irlanda, che in una mossa coordinata hanno annunciato tutte e tre nello stesso giorno il riconoscimento della Palestina come Stato. Lo Stato ebraico ha condannato la decisione, che non avrà nessun effetto immediato sulla guerra a Gaza, ma la scelta di questi 3 Paesi Ue potrebbe fare da traino per altri Stati membri. 

Intanto i ministri Ue discutono dell’ipotesi di sanzioni contro Israele: al consiglio Esteri di lunedì, secondo quanto riferito dal ministro degli Esteri irlandese Micheal Martin, “per la prima volta in un incontro Ue c’è stata discussione significativa sulle sanzioni contro Israele e sul cosa fare se” Tel Aviv non rispetta il diritto internazionale umanitario.

Gaza almeno 36.096 morti e 81.136 feriti dal 7 ottobre

Secondo il ministero della Sanità palestinese il numero delle vittime della guerra a Gaza da parte palestinese è salito a 36.096 morti e 81.136 feriti dal 7 ottobre.

Il rapporto israeliano sul massacro di Rafah

L’esercito israeliano afferma che la prima indagine sull’attacco che ha scatenato l’incendio nel fine settimana in una tendopoli nella città di Rafah, nel sud di Gaza, documenta che il fuoco è stato causato da una “esplosione secondaria”.

Il portavoce dell’esercito, Daniel Hagari, durante una conferenza stampa, ha detto che l’esercito ha sparato due munizioni da 17 chilogrammi (37 libbre) contro due militanti di Hamas. Ha detto che le munizioni sarebbero state troppo piccole per accendere un incendio e che l’esercito sta esaminando la possibilità che le armi fossero immagazzinate nell’area. Lo scoppio potrebbe anche aver incendiato carburante, bombole di gas da cucina o altri materiali nel campo densamente popolato che ospita gli sfollati.

“Il portavoce ha poi spiegato che i due comandanti di Hamas – Yassin Rabia e Khaled Naggar – erano stati “tracciati” prima dell’attacco “nel complesso del quartiere di Tel Sultan, nella parte occidentale di Rafah”. “Secondo l’intelligence militare – ha proseguito – l’area era stata utilizzata per attività di Hamas attraverso l’uso di lanciarazzi a poche decine di metri dal luogo in cui sono stati uccisi i due comandanti”. Hagari ha poi detto che “l’attacco non aveva lo scopo di danneggiare alcun civile e prima erano stati intrapresi passi per garantire che nessuna donna o bambino si trovasse nel complesso di Hamas”. Secondo la stessa fonte, “nell’attacco gli aerei da combattimento israeliani hanno utilizzato anche due piccoli missili, ciascuno con una testata da 17 chilogrammi (37 libbre), nel tentativo di prevenire eventuali vittime civili, data la vicinanza al campo per sfollati palestinesi.

Nave mercantile colpita da tre missili Houthi

Una nave mercantile al largo della costa yemenita ha imbarcato acqua e si è inclinata su un lato dopo essere stata colpita da tre missili, ha detto martedì la società di sicurezza britannica Ambrey. La nave si trova a circa 54 miglia nautiche a sud-ovest della città portuale di Hodeidah, nello Yemen, ha detto Ambrey. “Secondo la richiesta di soccorso, la nave era inclinata”, ha affermato. 

Gli Houthi dello Yemen, allineati con l’Iran, hanno lanciato ripetuti attacchi con droni e missili nella regione del Mar Rosso dal novembre scorso, per poi espandersi nell’Oceano Indiano, in solidarietà con i palestinesi.

Sanchez: “Riconoscere la Palestina, una necessità perentoria”

Riconoscere lo Stato palestinese è un passo “essenziale” per raggiungere la pace in Medio Oriente. Lo ha affermato il premier spagnolo Pedro Sanchez, in un discorso alla Moncloa, prima della riunione settimanale del Consiglio dei Ministri in cui verrà approvato questo riconoscimento congiuntamente all‘Irlanda e Norvegia. “Il riconoscimento dello Stato di Palestina non è solo una questione di giustizia storica rispetto alle legittime aspirazioni del popolo palestinese, ma è anche una necessità perentoria se tutti vogliamo raggiungere la pace. È l’unico modo di avanzare verso la soluzione che tutti riconosciamo come l’unica possibile. Per realizzare un futuro di pace, quello di uno Stato palestinese che coesista accanto allo Stato di Israele in pace e sicurezza”. @Rainews

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