giovedì, Maggio 2, 2024
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Una UE riveduta e corretta, questo il target da centrare

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Nella settimana che è in dirittura di arrivo, l’Italia incassa, seppur in via mediata, due importanti riconoscimenti, tributati a due suoi cittadini. Si tratta della condivisione preliminare da parte dei rappresentanti europei dei due lavori sulle possibilità e i limiti della UE di veder completata la sua costruzione. Essa dovrà passare attraverso la modifica di alcuni suoi meccanismi ormai obsoleti e l’aggiunta di altri di ultima generazione; tanto perché possa competere con dotazioni adeguate e di pari potenze nelle importanti sfide che, già da ora, si stanno preparando sull’intero pianeta.

Si ha così conferma che gli italiani, quando si cimentano fuori dei confini nazionali, hanno gli stessi requisiti di base degli altri competitori, se non più alti. Tale prerogativa è stata già accennata altre volte in questo stesso spazio. Ciò non implica che le considerazioni qui esposte debbano essere qualificate una ripetizione di argomenti già affrontati. Piuttosto si deve intendere quanto segue come la volontà di completare con delle messe a punto mirate un necessario nuovo assetto della EU. Tanto al fine di dare a essa la possibilità di agire in autonomia, camminando con le sue gambe, non solo poggiandosi sui paesi che la compongono. Quanto appresso riportato è la sintesi di ciò che è accaduto a Bruxelles e dintorni nella settimana che si conclude oggi. Gli Italiani, la maiuscola è voluta, Mario Draghi e Enrico Letta, sono stati incaricati a suo tempo da organismi comunitari diversi, di portarsi al capezzale della UE per permettere alla stessa di passare dal bozzetto alla stampa definitiva. È bene precisare che ciascuno dei due docenti convocati ha illuminato con la propria luce professionale il corredo di riflessioni da consegnare ai rispettivi mandanti. Il tutto quanto prima, essendo in scadenza a giugno gli incarichi parlamentari. I due docenti italiani prestati alla politica hanno riferito in aula le proprie considerazioni sugli argomenti, anche allargando le considerazioni oltre la materia specifica curata da ciascuno di loro.

La concretezza del loro impegno sta venendo fuori strada facendo e le soluzioni ai problemi indicati stanno in buona parte collimando e completandosi. Tutto ciò affinchè l’ Europa possa confrontarsi con le altre superpotenze in condizioni paritetiche. Draghi è stato drastico sulla necessità di modifiche radicali di ciò che ora caratterizza la Casa Comune. Essa deve diventare al più presto una struttura monolitica, con forte valenza economica e finanziaria, nonche della difesa da azioni violente di paesi terzi. Attualmente la sua configurazione non va oltre quella di essere un mercato pressochè libero per chi produce al suo interno. Sono tanti gli altri requisiti necessari per poter ambire a quanto era stato ipotizzato nel Trattato di Roma del ’56.

Dovranno comprendere un sistema fiscale in comune, come quello militare e quello bancario a fare da amalgama per la rinnovata EU. Quanto ha esposto Letta si somma senza accavallarsi alle conclusioni appena riportate di Draghi. Il Rapporto di quest’ ultimo, che è stato consegnato ieri a Bruxelles, evidenzia che si é creato un gap profondo del livello della ricerca e dell’ innovazione tecnologica tra la UE e gli USA e tra la stessa e la Cina. Se la struttura della UE appena descritta non fa un grande respiro e volta pagina, non sarà mai raggiunto quanto ipotizzato negli anni eroici dell’ europeismo. Giugno, ennesima scadenza elettorale del 2024, questa volta dei mandati ai rappresentanti al Parlamento Europeo, potrebbe costituire un’ occasione valida perchè la popolazione europea, quella italiana in particolare, invii a Bruxelles persone di provata fiducia e competenza.

Non solo perchè essi sono indicati negli elenchi di scuderia dei vari partiti politici, quanto anche per una dimostrata competenza e stima meritata nell’ ambiente da dove provengono. Questa occasione di rinnovo dell’equipaggio della nave Europa al fine di riprendere il largo con una spinta più potente di quella ricevuta fin’ora, presuppone che la ciurma si impegni più di quanto ha fatto nel passato anche recente. Volendo cosi affermare, a meno di due mesi dalla aperture dei seggi, di cominciare a pensare, senza l’alibi che è ancora presto, a chi affidare il proprio mandato. Mai come questa volta, poter recarsi alle urne per esprimere il proprio voto, varrà per tutti gli europei più il dovere di esprimere la propria scelta che il diritto di farla.

Del resto chi é dotato di una buona quantità di senso civico sa che, non esprimendo la sua preferenza, causerà danni anche a sé stesso. Sarà inutile che protesti dopo, a cose fatte e aspettare altri quattro anni. Potrebbe risultare fuori tempo utile.

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