sabato, Maggio 18, 2024
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Mattarella, regista occulto o “vero capo della Sinistra”

Il segreto del druido italiano

di Giovanni Pizzo 

Marcello Veneziani fa un’analisi sulle pagine della Verità – scevra da complessi di inferiorità nei confronti del PD – della ormai desueta superiorità della sinistra, e di colui che indica, ma sottende un jaccuse, come suo Capo. Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Veneziani lo fa da un lato con un’analisi puntuale, dall’altro tutto è intriso da superbia intellettuale, che traspare da come tratta gli esegeti del pensiero quirinalizio che disprezza, Cazzullo e Scurati, parlando di cazzullate e scuraterie.

La sua spocchia traspare anche da come tratta, con virile linguaggio dannunziano, la Schlein, “cornacchia appollaiata“, tratteggiandone, in senso dispregiativo, assolutamente ineducato, alcune caratteristiche somatiche, riportandoci alla memoria alcuni manifesti un po’ ariani in cui l’ebreo aveva capelli corvini e naso adunco. In alcune cose ha ragione: il PD non ha un pensiero né formale né sostanziale, non ha un costrutto, né ideologico né strategico, non ha né capo né coda. Ma il Capo non è Mattarella. Lui ne accusa la rapacità con cui si riprende lo scettro istituzionale dopo un finto, secondo lui e secondo altri, trasloco.

Mattarella come Panoramix: la magica pozione

Ma quello che per alcuni è senso delle istituzioni, per altri è sindrome siciliana, occidentale, in tutti i sensi. Considera i suoi dettami, i suoi logos, i suoi messaggi, come sure che i muezzin del PD rilanciano da ogni minareto, non avendo idee proprie. Soprattutto lo reputa estensore di un dogma anti fascista che, interpretando la Costituzione, pone a fondamento del sistema delle leggi, ma anche di quello politico. In effetti Mattarella è fondamentalmente un costituzionalista, secondo forse a Leopoldo Elia, e la sua massima aspirazione era la presidenza della Suprema Corte. Ma gli ex comunisti, in particolare D’Alema, si rivolsero a lui per disegnare il nuovo sistema politico post Prima Repubblica del dopo Tangentopoli. E nacque la magica pozione, quella forza invincibile del maggioritario: come il Druido Panoramix inventò il Mattarellum, che nelle sue varie composizioni ha retto finora. Da questa funzione celtica, di Magis, ma anche di garante, della transizione tra la prima e la seconda fase della Repubblica, si produce naturalmente, come un piano inclinato, la sua ascesa al Colle. Quale è la sua identità nel PD? È presto detto: Mattarella è la massima sintesi della fusione a freddo – anche per una sua algida postura – tra la tradizione democristiana e l’impianto comunista. Il Presidente della Repubblica è di fatto, non volendo essere blasfemi, l’incarnazione della Trinità, del Piccolo Padre comunista e dello Spirito Santo democristiano, che porta la croce del sistema politico italiano. Nel Golgota di Roma, Mattarella, pur proferendo di non volere l’amaro calice, lo accetta, da predestinato atlantico. Veneziani, nonostante sia l’intellettuale meno succube della cultura di sinistra, ha poca dimestichezza, forse, con le liturgie democristiane, ed in particolare siciliane, dove la DC fu fondata. In Sicilia il Capo rischia di finire al centro nel gioco dei quattro cantoni, e quasi sempre fatto fuori. Sergio Mattarella, a differenza del padre e del fratello, non gioca: ha progettato il gioco. Quello che giocano tutti da trent’anni.

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