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No alla maternità di Vera Omodeo, così Milano sconfessa anche la sua Madonnina

 COMUNE vs DONNA CHE ALLATTA/ No alla maternità di Vera Omodeo, così Milano sconfessa anche la sua Madonnina

di Alfredo Tradigo

La Commissione di Milano che ha bandito la madre che allatta di Vera Omodeo calpesta una secolare tradizione della storia dell’arte.

“Dal latte materno veniamo”. Questo il titolo della statua rifiutata dalla commissione milanese. Un nudo purissimo di donna che allatta. Che bella mano questa Vera Omodeo, la scultrice ha evocato un volto di donna bellissimo che sembra uscito dai polpastrelli di Giacomo Manzù. Lo stesso stile, l’epoca è quella. Basterebbe guardare. Una statua di donna che allatta se è brutta non si espone. Una meraviglia così invece chiede solo un ringraziamento ai figli che l’hanno offerta al Comune di Milano e una targa alla memoria di Vera Omodeo che l’ha plasmata. Ma che commissione ha insediato il sindaco Beppe Sala? Conoscono l’abc dell’arte? Sanno che dagli anni 60 si è tornati all’allattamento e ormai tante donne lo fanno in pubblico perché non c’è niente di male o di impudico a nutrire una vita appena nata? E poi è perfetta la cornice di piazza Eleonora Duse per accogliere la scultura in bronzo, una piazza tutta al femminile dedicata a una delle più grandi attrici italiane.

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Ma come non fanno a sapere, quelli della commissione di Palazzo Marino, che l’iconografia della Dea Madre o della Dea della Fecondità che allatta ispirò le prime forme di scultura, i fenici, i sumeri, la civiltà nuragica, la civiltà greca e poi romana. Che tenerezza Diana che allatta Perseo in un affresco pompeiano conservato al Museo Nazionale di Napoli. Possiamo saltare i tempi cristiani che traboccano di Madonne col Bambino e che per pudore, solo dopo il Duecento, incominciavano ad allattare Gesù a seno scoperto. Possiamo arrivare al Novecento e alle Tre età di Gustav Klimt, certo scandalose nei corpi ma vere e drammatiche, esposte al Museo d’arte moderna di Roma? O al coraggio civile delle donne di Esodo dipinte da Amadeo Bocchi, donne che fuggono sui carri come i profughi di oggi, stringendosi al petto il figlio e allattandolo. Il coraggio della maternità in mezzo alla guerra.

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A questo punto, forse bisognerebbe, visto che siamo a Milano, alzare la testa e guardare quella Mamma tutta d’oro che domina e accoglie da secoli dalla guglia più alta del Duomo tutti coloro che arrivano qui nella grande metropoli. Questa è la maternità. Accoglienza. Un seno aperto al bisogno. Un porto sicuro. Vogliamo cancellarlo?

Veramente oscuri sono i percorsi mentali di questa commissione a cui bisognerebbe chiedere di riqualificarsi con un corso di arte, uno di puericultura e uno di pedagogia infantile. Una delle conquiste della moderna pedagogia consiste proprio nell’aver capito il valore dell’allattamento al seno per la crescita psicologica del bambino. Ma soprattutto occorrerebbe un corso di quel buon senso che non manca di certo alle donne di oggi. Infine si informi la commissione che Vera Omodeo – allieva di Messina, uno dei nostri più grandi scultori – pur essendo consigliata dai medici di non avere figli per una grave forma di nefrite, ha avuto il coraggio di metterne al mondo sei. Il coraggio della maternità, appunto. Un monumento a una grande donna per una grande Milano. Ignazio la Russa ha proposto di esporre la statua davanti a palazzo Marino. Ma, vista in un montaggio fotografico, è perfetta in piazza Eleonora Duse, è là il suo posto. Con una poesia di Alda Merlini: “Le madri non cercano il Paradiso. Il Paradiso io l’ho conosciuto il giorno che ti ho concepito”.

 

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