sabato, Luglio 27, 2024
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PENTEDATTILO: UNICO MONUMENTO NATURALE AL MONDO A FORMA DI UNA MANO

Il borgo fantasma: Pentedattilo, luogo fantastico dimenticato per molti anni…

pentedattilo calabria grecanica

La visione è cosi magica che compensa di ogni fatica sopportata per raggiungerla: selvagge e aride guglie di pietra lanciate nell’aria nettamente delineate in forma di una gigantesca mano verso il cielo, il paese di Pentedattilo deve il nome alla spettacolare rupe che lo incornicia, protendendo le cinque dita (dal greco Pentadaktylos – cinque dita).

Il paese abbandonato si trova arroccato sul Monte Calvario, escrescenza rocciosa, posto a 250 metri s.l.m.. Sfortunatamente alcune parti della montagna sono crollate ed essa non presenta più tutte le cinque “dita”, ma rimane comunque un posto affascinante e pieno di mistero, uno dei centri più caratteristici dell’Area Grecanica.

Si trova in provincia di Reggio Calabria e fa parte del Comune di Melito Porto Salvo, a circa 20 minuti in auto dall’Aeroporto di Reggio. Quello che era l’antico paese, fino a pochi anni fa , è risultato quasi del tutto abbandonato: la popolazione era infatti migrata leggermente più a valle formando un nuovo piccolo centro dal quale si poteva ammirare il vecchio paese fantasma.

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Pentedattilo si caratterizza per la montagna che lo sovrasta, unico monumento naturale al mondo con questa forma. Quando gli antichi Greci, nello specifico i Calcidesi, nel 640 a.C. sbarcarono su quelle che sarebbero diventate le coste della Magna Grecia, rimasero estasiati alla vista di questo monolite e lo chiamarono Penta Daktilos (cinque dita). Le sue varie creste tendono assomigliare ad una mano rivolta verso l’alto. I Cacidesi attratti da questa forma la individuarono un borgo che poi nei secoli si è evoluto, tra abbandoni e razzie, fino ad arrivare all’apice del suo splendore in epoca bizantina.

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L’interessante storia e leggenda del paese di “cinque dita”

Come molti paesi della Calabria grecanica anche Pentedattilo visse un periodo di continui passaggi di proprietà, di famiglia in famiglia, finché il borgo fu acquistato dai Marchesi Alberti. Proprio l’acquisizione del borgo da parte degli Alberti diede luogo ad uno degli eventi sanguinari indimenticabili in Calabria.

La leggenda di Pentedattilo ruota tutta intorno al castello – oggi completamente distrutto da terremoti, alluvioni ma anche dalla mano dell’uomo (ai tempi di carestia gli abitanti utilizzarono alcune parti per costruirsi le case) e alla strage degli Alberti. La famiglia Alberti aveva come rivale la famiglia degli Abenavoli (Baroni di Montebello, vecchi feudatari di Pentedattilo), le rivalità nascevano da questioni di confini vecchie di anni. Si narra che la notte di Pasqua del 1686 le due famiglie furono protagoniste di una strage sanguinaria. Il barone Bernardino Abenavoli voleva prendere in moglie Antonietta Alberti. La donna però fu chiesta in sposa e concessa a Don Petrillo Cortez, figlio del viceré di Napoli. Questa notizia indusse l’ira passionale del barone, che la notte di Pasqua entrò nel castello e vendicò di tutti gli Alberti tranne l’amata e del futuro sposo. Bernardino prese in ostaggio entrambi e costrinse Antonietta a sposarlo. Ma il vicerè Cortez, inviò una sua spedizione per vendicarsi e dopo aver liberato Don Petrillo, fece uccidere gli uomini di Bernardino. Il barone riuscì a scappare portando con sé Antonietta, a Vienna, poi l’uomo entrò nell’esercito e la donna in convento di clausura.

cosa vedere a pentedattilo le chiese (2)

Questi avvenimenti sono stati ovviamente oggetto di ispirazione per molte leggende nella zona, uniti poi alla particolare conformazione della roccia che ospita il borgo chiamata da molti “Mano del diavolo”; addirittura qualcuno giura di sentire le urla della strage di quella sera in alcune particolari notti. Un altra leggenda dice che la notte del 16 Aprile (ogni anno) se si scruta in paese, si scorgono delle strane ombre simili a madri che tengono i figli per mano e che corrono inseguite da persone col coltello che tentano di ucciderli; fatto sta che tutt’oggi gli abitanti di Pentedattilo Nuovo, di notte, non si avvicinano mai al paese vecchio in quanto coperto da un mistero fitto e della storia di fantasmi. Assieme alle storie di fantasmi e di morte, che ancora oggi circolano sul luogo, purtroppo il terremoto del 1783 hanno contribuito all’abbandono di Pentedattilo da parte dei suoi abitanti. L’abbandono è stato definitivo solo negli anni ’60 del novecento perché oltre al terremoto e alle leggende iniziò anche un lento movimento franoso; ultimamente il paese gode di una nuova vita grazie al turismo di chi è attirato dalle bellezze naturalistiche del luogo ed anche delle sue storie.

Il borgo che sta rinascendo…

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Ma dagli anni’80 si apre un nuovo capitolo; la Rinascita e la scoperta del Borgo fantasma. Il piccolo Borgo ha ricominciato a vivere grazie all’apertura di piccole botteghe artigiane ricavate in case locali ristrutturate, alloggi improntati per un Turismo diffuso e l’approntamento di sentieri naturalistici nel borgo di Pentedattilo e nei suoi dintorni.

La bellezza straordinaria di questi luoghi insieme all’intraprendenza del mondo culturale, hanno giocato un ruolo importante per il recupero e la rinascita del centro di Pentedattilo. La loro attività si è quindi trasformata in un progetto per la promozione al “luogo che chiama”, attirando vecchi e nuovi abitanti, innescando un processo di conoscenza, crescita e sviluppo. Girando fra le viuzze del magnifico posto, fra le atmosfere medievali e l’acciottolato del Borgo di Pentedattilo , c’è il piccolo Museo delle Tradizioni Popolari Contadine – il MuTrapdove – dove si possono scoprire oggetti caratteristici della vita rurale dei luoghi, Il Piccolo Museo-Negozio del Bergamotto , che racchiude alcuni antichi strumenti utilizzati per estrarre la pregiata essenza del Bergamotto.

Un altra visita da non perdere e quella della Chiesa della Candelora, al suo interno il gruppo marmoreo del 1564 , raffigurante la Madonna col Bambino, la cui realizzazione si ipotizza sia dei carraresi Giovan Battista e Domenico Mazzolo, proseguendo poi con la visita alla Parrocchia dei Santi Pietro e Paolo, la tomba di Don Giuseppe Alberti con inciso lo stemma familiare e tanto altro ancora da vedere e scoprire nel fascino del paesaggio e la natura selvaggia che contorna il Borgo di Pentedattilo.

Un borgo che ha incantato gli illustri viaggiatori del passato e che adesso si riapre a nuovi esploratori attraverso uno straordinario percorso di recupero culturale e strutturale contro l’abbandono generato dalle scelte inadeguate della storia…

Ecco a voi… Il Borgo di Pentedattilo!

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