Sacro e profano non possono andare a braccetto, attualmente meno che mai!
Appunti e spunti da Ponte di Domenico Ocone
Anche quest’ anno il Festival di San Remo non è finito con la proclamazione del vincitore. La domenica i mezzi dell’ informazione, primi tra tutti la televisione, hanno dato la precedenza alle notizie canore prima ancora che ai fatti di ogni genere.
Eppure, qualcuno di essi, come le guerre, è certamente di maggior peso. Ieri, lunedì, le dissertazioni sull’ evento canoro hanno troneggiato ancora sulla carta stampata e via etere, appannando la vetrina dei fatti importanti del Paese e del mondo. Oggi in molti affermano che è vero che la macchina organizzativa di quell’ evento canoro fa girare un bel pò di soldi, senza dimenticare però che i contenuti dello stesso “sono soltanto canzonette”.
È pertanto opportuno che gli italiani e coloro che li rappresentano nelle stanze del potere a Roma come altrove, ritornino al travaglio usato. Il motivo è presto ricordato: è possibile che il cibo che sta cuocendo nelle aule parlamentari, alla fine possa risultare crudo o bruciato.
Oltre a quanto è di dominio pubblico, nel Paese sono presenti diversi altri cavalli di Frisia sul percorso della ripresa economica. Non è piacevole ricordare a sé stessi, o far di esse principale argomento di conversazione, le traversie che stanno attraversando l’ Europa e il mondo intero, nè mettere la testa sotto la sabbia.
In una situazione del genere stanno dando un buon esempio gli agricoltori, quelli italiani in particolare, che stanno continuando la loro dimostrazione pacifica con encomiabile comportamento civico (!). Tutto ciò nonostante il disagio di dormire in maniera fortunosa ormai da un bel pò di giorni. Per mangiare stanno facendo a modo loro, cioè cucinano, come è d’uso alla loro, sul posto dove stanno presidiando, utilizzando le carriole per farne una specie di barbecue. Certo è che, da sondaggi fatti non solo dalle organizzazioni di categoria, quella gente dei campi ha attirato simpatia solidale dagli altri ceti sociali e, quel che conta, è che un abbondante 70% degli Italiani delle altre categorie sociali ha sposato la loro causa. Il tutto può essere sintetizzato in “l”agricoltura è l’unica attività che viene praticata con serietà in Italia” come a suo tempo disse un anziano Coltivatore Diretto. Era lo stesso che, anni addietro aveva sentenziato che “dalla zappa viene la pappa”. Tale espressione è stata successivamente aggiornata di conseguenza all’ evoluzione tecnologica.
La sostanza è rimasta inalterata per cui è fondamentale che i governi, locale e europeo, mettano in condizioni quella gente di continuare la propria attività, con il sole o sotto la pioggia. È questo il punto in cui gli esecutivi devono decidere e presto, finalmente di assicurare a quel mondo provvidenze. Devono essere concepite come incentivi, quindi destinate a durare in futuro, semprechè ricorrano i presupposti che le richiedano.Oppure, nel malaugurato caso contrario, continuare a elargire sussidi di ogni genere.
Gli stessi che, con buona approssimazione, si possono assimilare ai contributi a fondo perduto per l’industria videro la luce con la creazione della Cassa per il Mezzogiorno. Tali forme di intervento riportano indietro la mente a tempi ormai lontani, anni ’50, quando anche ai lavoratori agricoli in senso lato fu data la possibilità di poter rivolgersi ai medici ( della mutua )senza pagare e di ricevere i farmaci necessari per curarsi gratuitamente. Erano quelli gli anni di quando bastava una bronchite perché i lavoratori della terra passassero da questo a quell’altro mondo.
Per esorcizzare il fatto, alcuni di loro dicevano che quel loro omologo che non sarebbe tornato mai più a lavorare la terra, aveva fatto il “passaggio di cantiere”. Ritornando subito all’ attualità, la conclusione che si tira senza particolare sforzo da quanto appena scritto è che il lavoro dei campi e quello a esso assimilato devono essere tenuti nella massima considerazione, a Roma come a Bruxelles.
Va cioè trattato e assistito con la massima cura e buona disposizione. L’ esodo dai campi è ancora in agguato, nel Paese come negli altri della UE. L’ Agricoltura, a differenza di altre attività economiche, non può essere dismessa, perché un atteggiamento del genere corrisponderebbe precisamente all’ abbandono delle superfici coltivabili. Esse, per loro natura, non sono trasferibili e chi le abbandona lo fa solo perché è costretto a farlo.
Nè è condivisibile che possano essere sottratte risorse a settori come la ricerca sull’ Intelligenza Artificiale a vantaggio dell’ agricoltura. Questa stessa, pur essendo satura, è imprescindibile per il prosieguo della vita dell’ umanità. Ancora una volta i governi, quello italiano in particolare, dovranno fare di necessità virtù, curando con particolare attenzione l’ impiego di quella creazione dell’ ingegno, la AI, partendo appunto dal settore primario.
Certamente all’ inizio avranno difficoltà a accettarlo ma, constatando i vantaggi reali che ne otterranno, sposeranno a occhi chiusi la sua adozione generalizzata nel loro settore. Per solo colore è piacevole ricordare ciò che accadde negli anni ’60, quando intorno al villaggio cominciarono a vedersi le prime mietitrebbie. Le stesse che di li a poco, avrebbero soppiantato le vecchie trebbiatrici. Alcuni contadini corsero con il fiato in gola alla sede locale della Coldiretti per riferire che nelle loro campagne erano atterrati i dischi volanti. La voce si sparse e buona parte degli abitanti andò nel panico.
Non si è mai capito se gli stessi avessero realmente creduto che quegli oggetti provenissero dallo spazio o se si fosse trattato di qualcosa del genere La Guerra tra i Mondi. Del resto in quell’ epoca il regista Orson Welles, che aveva pensato il testo da diffondere via radio ( ottobre del ’38 )era ancora popolare e con lui lo sbarco degli extraterrestri a New York.
Molti non capirono che l’ evento fosse del tutto immaginario e fu creduto vero da molti che lo ascoltarono alla radio. Il ricordo era vivo anche perchè Ennio Flaiano aveva scritto di uno di loro, un marziano, questa volta atterrato a Roma.