venerdì, Maggio 3, 2024
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Scandalo del sangue infetto: centinaia di pazienti (tra cui bambini) usati come cavie di esperimenti scientifici in UK

Francesca Biagioli di FRANCESCA BIAGIOLI

Alcune recenti rivelazioni, rese note dalla BBC, hanno scosso profondamente l’opinione pubblica nel Regno Unito. Quello che è emerso è già noto come lo “scandalo del sangue infetto” e i dettagli della questione sono davvero inquietanti.

Nel Regno Unito si torna a parlare di uno dei più grandi scandali sanitari di sempre, dopo nuove rivelazioni della BBC e l’imminente pubblicazione di un rapporto completo sulla questione. Ci riferiamo allo “scandalo del sangue infetto” durante il quale – erano gli anni ’70 e ’80 – furono condotti esperimenti clinici su bambini, in segreto e senza il consenso dei genitori.

Più di 30.000 persone nel Paese, secondo quanto reso noto dalla BBC che ha avuto accesso ad alcuni documenti, sarebbero state infettate da HIV ed epatite C a causa di campioni di sangue contaminati e distribuiti senza alcuno scrupolo (o precauzione).

Un’inchiesta pubblica su quanto accaduto, considerata fondamentale per portare alla luce tutta la verità dietro questo scandalo sanitario, è stata condotta negli scorsi anni e, finalmente, tutti i risultati dettagliati sono di prossima pubblicazione.

Chi sono le vittime dello scandalo del sangue infetto? Si tratta principalmente di due gruppi di pazienti del servizio sanitario nazionale britannico. Il primo gruppo è composto da emofiliaci e individui con disturbi simili, che necessitavano di trattamenti con fattori di coagulazione del sangue. Questi pazienti, a causa di una rara condizione genetica, non riescono a produrre correttamente gli agenti coagulanti necessari. Tuttavia, i trattamenti sostitutivi sviluppati negli anni ’70 e ’80, ottenuti dal plasma sanguigno donato, si sono rivelati fatalmente contaminati da virus.

Il secondo gruppo comprende coloro che hanno ricevuto trasfusioni di sangue contaminato durante il parto, interventi chirurgici o altri trattamenti medici tra il 1970 e il 1991.

Alcuni di questi pazienti, tra cui appunto bambini, sono stati sottoposti a test clinici non sicuri, che sono andati avanti per più di 15 anni su centinaia di persone, anteponendo gli obiettivi della ricerca ai bisogni dei pazienti. Tra l’altro, spesso le loro famiglie non erano a conoscenza di quanto stava avvenendo e non avevano fornito alcun consenso alle sperimentazioni. 

I documenti rivelano poi che i medici dei centri per l’emofilia in tutto il Paese hanno utilizzato campioni di sangue contaminati, nonostante fosse ampiamente noto il rischio di contaminazione.

Quante persone si sono ammalate e sono morte

L’indagine sul sangue infetto ha rilevato che nel Regno Unito circa 1.250 individui affetti da disturbi emorragici hanno contratto sia l’HIV che l’epatite C, tra cui 380 bambini. Di questi, purtroppo, circa due terzi sono successivamente deceduti a causa di malattie correlate all’AIDS. Alcuni individui infetti hanno tra l’altro involontariamente trasmesso l’HIV ai loro partner.

Inoltre, si stima che tra 2.400 e 5.000 persone abbiano contratto l’epatite C in modo isolato, un virus che può provocare gravi complicazioni come cirrosi epatica e cancro al fegato. Calcolare il numero preciso di persone infette da epatite C risulta difficile, principalmente perché i sintomi possono manifestarsi anche dopo decenni dall’infezione.

Del secondo gruppo di pazienti, l’indagine stima che tra 80 e 100 persone abbiano contratto l’HIV, mentre circa 27.000 abbiano contratto l’epatite C.

Complessivamente, si stima che circa 2.900 persone siano decedute a causa di questo scandalo sanitario.

Il caso di Luke O’Shea-Phillips

Un sopravvissuto ha raccontato alla BBC di essere stato trattato come una “cavia” in quegli anni. Si tratta di Luke O’Shea-Phillips, che oggi ha 42 anni e che all’epoca è stato infettato con l’epatite C durante una sperimentazione clinica condotta quando aveva solo tre anni, senza che lui o sua madre fossero pienamente consapevoli dei rischi.

Quello in cui è stato coinvolto era un esperimento finalizzato a valutare l’efficacia di nuovi trattamenti, il tutto però con gravi rischi per la sua salute.

Luke soffre di emofilia lieve, una condizione che lo espone maggiormente a sviluppare contusioni e sanguinamenti rispetto agli altri. Quando era solo un bambino è stato trattato al Middlesex Hospital di Londra per un piccolo taglio alla bocca. È in quel momento che ha contratto l’epatite C, un’infezione virale potenzialmente letale.

Ma la cosa più scandalosa è che non fu un caso di “sfortuna”. I documenti visionati dalla BBC suggeriscono che il prodotto sanguigno che gli è stato somministrato era già noto come potenzialmente infetto dal suo medico. Quanto avvenuto dunque, aveva proprio l’intento di includerlo in una sperimentazione clinica.

Il medico, desideroso di esaminare il rischio di contrarre malattie da parte dei pazienti a seguito di un nuovo trattamento termico del fattore VIII, ha deliberatamente modificato il trattamento di Luke, somministrandogli questo fattore per fermare l’emorragia dalla bocca.

Una lettera del medico di Luke, Samuel Machin, indirizzata a un collega, Peter Kernoff, al Royal Free Hospital di Londra, è emersa come prova dell’inclusione di Luke nello studio. Questi studi, mirati a individuare pazienti non trattati in precedenza, erano noti nella comunità medica come “PUP” o “emofiliaci vergini”.

La madre di Luke, Shelagh O’Shea, afferma di non aver mai saputo nulla del coinvolgimento di suo figlio nella sperimentazione e i documenti mostrano che, sebbene i medici fossero a conoscenza dell’infezione di Luke già nel 1993, la famiglia non venne informata fino al 1997.

Nonostante le difficoltà incontrate, Luke è riuscito a superare l’infezione grazie a un trattamento efficace.

Come sono state possibili tutte queste infezioni

Al di là del deliberato intento di alcuni medici di inserire nuovi pazienti nelle sperimentazioni cliniche, altre infezioni dei pazienti sono state dovute alla mancanza di precauzioni adottate durante il processo di approvvigionamento del sangue e dei suoi derivati.

Negli anni ’70, il Regno Unito importava grandi quantità di sangue dagli Stati Uniti, spesso provenienti da donatori ad alto rischio come detenuti e tossicodipendenti. Il plasma di migliaia di donatori veniva combinato per produrre i trattamenti, rendendo estremamente rischiosa anche una singola donazione.

Nonostante avvertimenti ripetuti sulla pericolosità dei prodotti importati, le autorità britanniche continuarono a utilizzarli e persino dopo la scoperta dell’HIV, azioni decisive che potevano evitare questo tragico scenario sono state ritardate, con il governo che insisteva sulla mancanza di “prove conclusive” riguardo alla trasmissione del virus attraverso il sangue.

L’inchiesta e i risarcimenti alle vittime

L’inchiesta su quanto avvenuto, annunciata già nel 2017 e guidata dall’ex giudice Sir Brian Langstaff, ha raccolto prove tra il 2019 e il 2023, e il rapporto finale sarà reso noto a maggio 2024.

Sebbene le vittime abbiano ricevuto un supporto finanziario annuale dal governo, non è stato ancora raggiunto un accordo di risarcimento definitivo. Nel 2022, il governo ha effettuato pagamenti provvisori di 100.000 sterline a circa 4.000 vittime sopravvissute, ma Brian ha raccomandato ulteriori compensazioni per i bambini e i genitori delle vittime. Tuttavia, il Governo ha dichiarato che sarebbe “inappropriato” discutere di nuovi pagamenti fino alla pubblicazione del rapporto completo dell’inchiesta.

Nessun risarcimento potrà comunque mai ripagare delle conseguenze drammatiche che hanno subito migliaia di persone. Mentre l’inchiesta cerca di far luce su quanto davvero accaduto, le vittime e le loro famiglie continuano a lottare per avere giustizia.

E in Italia?

Lo scandalo del sangue infetto ha avuto un impatto significativo anche in Italia. Negli anni ’80 e ’90, si è scoperto che numerosi pazienti italiani, tra cui emofilici e persone che avevano ricevuto trasfusioni di sangue, erano stati infettati con virus come l’HIV e l’epatite C a causa di trasfusioni di sangue e di trattamenti con emoderivati contaminati.

Il sistema sanitario italiano è stato coinvolto in un’ampia indagine che ha portato alla luce carenze nelle pratiche di screening del sangue donato e nell’utilizzo di prodotti sanguigni contaminati. Le indagini hanno rivelato che le pratiche di sicurezza e le procedure di screening del sangue erano inadeguate, e ciò ha portato all’esposizione di migliaia di persone a rischi evitabili.

Questo scandalo ha suscitato una grande indignazione nell’opinione pubblica italiana e ha portato a riforme significative nel sistema sanitario, con un rafforzamento delle normative sulla sicurezza del sangue e dei prodotti ematici, nonché un miglioramento delle pratiche di controllo e di gestione del rischio.

Anche le vittime dello scandalo in Italia hanno lottato per ottenere giustizia e compensazioni per i danni subiti a causa dell’infezione da HIV o epatite C.

 

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