lunedì, Aprile 29, 2024
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Avendo, potendo, pagando: analisi critica

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Uno sguardo da Ponte

Doveva succedere, prima o poi.

Che cosa è ormai alla portata di tutti, o perchè venutine a conoscenza dalle comunicazioni istituzionali o dalla viva voce dei protagonisti nel corso delle varie interviste non mediate e trasmesse via etere.

Il Ministro per l’Industria Giorgetti, ha commentato in un’intervista televisiva le decisioni dell’Ecofin sull’adeguamento dell’edilizia residenziale a standard particolarmente restrittivi. Ciò al fine di contribuire al risparmio energetico e alla riduzione dell’inquinamento.

Il tutto entro due anni, quindi entro il 2026. Tale misura è stata approvata con il voto contrario di Italia e Ungheria. È a questo punto che uno dei vulnus della costruzione della stessa UE si è riproposto, peraltro evidenziato, dal Ministro Giorgetti: l’Italia dove troverà i soldi per far fronte a un impegno del genere? Gli ha fatto da spalla il Ministro per l’ambiente Gilberto Fratin, che ha tentato di far da sponda al collega.

Ha chiesto così l’allungamento dei termini entro cui effettuare i lavori di adeguamento. In effetti i due rappresentanti del Governo hanno dovuto ammettere che il Paese, allo stato,non potrebbe sostenere le spese relative alla realizzazione di quella misura. Quanti avranno ascoltato i commenti dei due componenti dell’ esecutivo appena specificati, avranno spinto gli italiani con diverse primavere sulle spalle a tornare con la mente indietro nel tempo, a quando fu dato impulso alla concreta realizzazione di una moneta unica corrente in tutti gli inquilini della Casa Comune.

La precisazione è dovuta al fatto che, non tanto nel 1977, anno in cui il Parlamento Europeo diede vita allo SME, Sistema Monetario Europeo, le fase di transizione delle valute correnti nei vari paesi, per un periodo di tempo paragonabile al rodaggio di un motore. Fu così che negli ultimi 20 anni del secolo scorso, le valute nazionali circolarono insieme a una valuta virtuale, l’ECU. Di conseguenza, chi avesse voluto fare o ricevere una rimessa utilizzando quel prodotto finanziario, poteva ordinarlo a uno sportello bancario tradizionale. Così facendo, fino al 1997 gli Europei cominciarono a prendere confidenza con una moneta non tradizionale.

Nel gennaio 2001, coniato e stampato dai laboratori degli istituti centrali dei paesi che si erano dati disponibili a partecipare alla “rivoluzione Euro” fin dalla fase iniziale, l’attuale moneta divenne un altro mezzo dotato di potere di acquisto o liberatorio che definir lo si voglia. Come c’era da attendersi, si presentarono subito le prime frizioni tra quanto l’euro, in termini di potere di acquisto, in un determinato sistema economico esprimeva, e quello che gli derivava dalla produzione dello stesso paese. Fu allora che il Presidente della BCE, l’olandese Duisenberg, comunicò ufficialmente, che il livello dei prezzo di uno stesso prodotto nei diversi paesi in cui l’euro aveva iniziato a circolare, nel giro di sei mesi, quindi entro la fine di giugno di quello stesso anno, si sarebbe equiparato.

L’evoluzione del potere liberatorio di quella valuta è andata diversamente, con buona pace di quel Banchiere passato nel frattempo a miglior vita. Allo stato, la dichiarazione prima citata del Ministro Giorgetti ne è una efficace prova.

Di più, lo stesso Ministro ha dovuto sottolineare che per il Paese non sono ipotizzabili, almeno fino al termine del decennio in corso, incrementi della produzione in grado di far crescere in maniera sostanziale la ricchezza degli italiani.

Se le parti sociali continueranno a litigare per aumenti o diminuzioni di decimali delle diverse grandezze economiche, chi rappresenta l’Italia è bene che faccia attenzione agli impegni che si accinge a prendere.

Meglio prevenire che curare, ammesso che sia ancora possibile farlo.

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