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79 anni fa l’Italia si liberava dall’occupazione nazifascista

25 Aprile, anniversario della Liberazione

Il 25 aprile è una delle festività più importanti in Italia, se non la più importante, in quanto si commemora la liberazione dall’occupazione nazifascista. Difatti, in seguito alla deposizione di Benito Mussolini (avvenuta nella notte tra il 24 e il 25 luglio 1943), in Italia si aprirono quasi due anni di conflitto armato tra gli occupanti nazisti, affiancati poi dai fascisti della Repubblica Sociale Italiana e, dall’altra sponda, i partigiani coadiuvati dagli Alleati. 

Il 25 aprile 1945 è una data simbolica, in quanto sancì il culmine delle battaglie perpetuate dalla Resistenza. In quella data, gli occupanti nazifascisti iniziarono la loro ritirata definitiva, mentre gli Alleati si apprestavano a completare la risalita dello Stivale (le truppe alleate entrano a Milano soltanto il 30 aprile). Inoltre, il 25 aprile, il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia (CLNAI) – oltre ad ordinare l’insurrezione generale di tutti i combattenti – emanò alcuni decreti, tra cui uno concernente l’assunzione di poteri da parte di quest’ultimo.

Così come fu approvato un ultimatum, che stabiliva la fucilazione di tutti i nazifascisti che non avessero accettato la resa incondizionata e la conseguente consegna delle armi. Soltanto due giorni dopo, Mussolini fu catturato a Dongo e poi fucilato il 28 aprile a Giulino, in provincia di Como. Ma per comprendere quanto avvenne nell’aprile del 1945, è necessario fare una digressione storica. 

corriere di sicilia (1)

25 luglio 1943, il Gran consiglio del fascismo si oppone a Mussolini

Nel luglio del 1943 era ormai chiara la piega che stava prendendo il secondo conflitto mondiale. Gli Alleati erano sempre più vicini ad una vittoria certa, mentre l’Asse, dalla Germania al Giappone, era in fase di declino. In Italia, inoltre, gli Alleati diedero inizio all’Operazione Husky, sbarcando in Sicilia con l’obiettivo di salire di volta in volta la penisola italiana (fu lo sbarco di Salerno del 9 settembre a dare inizio all’occupazione dell’Italia continentale). 

Consapevoli della sconfitta incombente, i gerarchi fascisti dissidenti e ormai disillusi, convinsero Mussolini a convocare il Gran consiglio del fascismo, organismo di cui il Duce aveva fatto a meno per molti anni. Era la sera del 24 luglio 1943 e l’allora presidente della Camera dei fasci e delle corporazioni, Dino Grandi, presentò un ordine del giorno contrario al Duce. La richiesta era quella di riaffidare al re, Vittorio Emanuele III, il comando delle forze armate. Nella notte tra il 24 e il 25, inaspettatamente, il Consiglio lo approvò. 

Nel giro di una notte, il regime fascista si sciolse come neve al sole. Il re Vittorio Emanuele III proseguì con l’arresto di Mussolini da parte dei carabinieri e affidò la guida del Governo a Pietro Badoglio. Eppure l’Italia non stava uscendo dalla guerra, ma si stavano per aprire mesi di Resistenza, divisi in due blocchi. A sud, gli Alleati presero le redini della situazione, mentre a nord, per quasi due anni, i partigiani lottarono praticamente da soli. 

popolo d'italia (1)

1943-1945, la Resistenza: dalla fuga del Governo alla Liberazione

Sebbene l’iter da seguire sembrasse semplice, il Governo Badoglio diede inizio a quarantacinque giorni di stallo. Se, da un lato, gli Alleati puntavano alla resa incondizionata dell’Italia, Vittorio Emanuele III e Badoglio volevano l’armistizio. Armistizio che fu annunciato soltanto l’8 settembre, dapprima dal generale Dwight David Eisenhower ai microfoni di Radio Algeri, infine da Badoglio. 

Tuttavia, non avendo ottenuto garanzie per quanto concerne la difesa di Roma da parte degli Alleati, l’8 settembre 1943 è ricordato soprattutto come un giorno ignobile nella storia italiana. Difatti, il re e Badoglio decisero di lasciare la Capitale per rifugiarsi a Brindisi. Mentre i tedeschi avanzavano per contrastare l’operazione alleata, il Governo prese quindi la codarda decisione di lasciare gli italiani da soli. La linea di continuità al potere era formalmente mantenuta ma, nei fatti, i cittadini erano privi di una guida.

Da questo momento in poi avranno inizio le vere gesta eroiche degli italiani, pronti a resistere con le proprie forze. Lo stesso 8 settembre del ’43, a Roma, prende vita il Comitato di Liberazione Nazionale (CLN), formato dai seguenti partiti: Democrazia Cristiana (DC), Partito Comunista Italiano (PCI), Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria (PSIUP), Partito Liberale (PLI), Partito d’Azione, Democrazia del Lavoro (DL). 

partigiani 2 (1)©partigianiditalia.cultura.gov.it

Il CLN si occupava di coordinare la resistenza clandestina contro nazisti e fascisti mentre, come ricordato in precedenza, gli Alleati risalivano da sud per cacciare i tedeschi. Tuttavia, la liberazione non avvenne facilmente, né tantomeno in maniera rapida, e una delle ragioni è sicuramente l’interesse prioritario degli occupanti anglo-americani su altri fronti (tra cui lo sbarco in Normandia – giugno 1944). 

Neanche Roma, dichiarata città aperta nell’agosto del ’43 da parte del Governo italiano, fu risparmiata dai conflitti. Nella Capitale, dopo la fuga di Badoglio e Vittorio Emanuele III, l’occupazione nazista si intensificò. Neppure lo sbarco alleato ad Anzio, nel gennaio 1944, riuscì a ribaltare la situazione. 

L’ufficiale delle SS Herbert Kappler, nominato capo della Gestapo di Roma, si rese protagonista di frequenti arresti e uccisioni, spesso immotivate. Tra le carceri più famose quello di via Tasso, dove oggi vi è il Museo Storico della Liberazione. La Resistenza romana ha combattuto a lungo, ma non sono mancate pagine buie.

museo della liberazione (1)Museo Storico della Liberazione, via Torquato Tasso 145 (Roma)

Difatti, è impossibile non menzionare e dimenticare l’eccidio delle Fosse Ardeatine, avvenuto il 24 marzo 1944 come rappresaglia nazista in risposta all’attentato partigiano di via Rasella. Se il 23 marzo l’iniziativa dei partigiani dei Gruppi di Azione Patriottica ha portato alla morte di 33 nazisti, nonché di due civili italiani, la rappresaglia tedesca ha avuto risultati sconvolgenti. Le vittime, difatti, furono 335, tra civili e militari italiani, ebrei e dissidenti politici. Soltanto tra il 4 ed il 5 giugno, gli Alleati liberarono Roma dalle grinfie dei tedeschi

A Nord, nel frattempo, Hitler liberò Mussolini dalla prigionia nel Gran Sasso e lo convinse a fondare la Repubblica Sociale Italiana (settembre 1943), con sede provvisoria a Salò. In questo contesto, dunque, ebbero luogo circa due anni di guerra civile tra RSI e partigiani, che si intersecava a quella tra Alleati e nazisti (anche Badoglio dichiarò guerra alla Germania e gli anglo-americani concessero all’Italia lo status di cobelligerante). 

Nel sud Italia i mesi di occupazione anglo-americani furono ardui, ma relativamente più semplici rispetto al nord, che si trovava a resistere da solo. È lì che presero vita numerose organizzazioni spontanee, che compivano atti di sabotaggio, spesso nelle campagne e nelle colline, nei confronti dei nazifascisti. Col passare dei mesi nacquero bande politicizzate e organizzate, ma soprattutto, a Milano, il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia. Anche qui, come al sud, esponenti politici dalle diverse ideologie dovettero convivere forzatamente, con l’obiettivo di creare un fronte unito per resistere e liberarsi dall’occupazione nazifascista. 

partigiani (1)©partigianiditalia.cultura.gov.it

Il futuro dell’Italia liberata

In attesa di una Liberazione ormai incombente e certa, ma che avvenne quasi due anni dopo l’occupazione nazista, non mancavano dubbi e preoccupazioni per quella che sarebbe divenuta l’Italia post-fascista. I partiti del CLN, inizialmente, chiesero l’abdicazione del re. Tuttavia, uno scontro interno non avrebbe giovato agli Alleati anglo-americani e alla liberazione della penisola.

Pertanto, nella primavera del ’44 fu trovato un compromesso: una volta liberata Roma, Vittorio Emanuele III non avrebbe abdicato ma avrebbe lasciato il trono al figlio, Umberto II, nominato luogotenente del Regno. Anche il PCI, presieduto da Palmiro Togliatti, accettò inaspettatamente il compromesso (svolta di Salerno). La scelta sulla forma istituzionale di governo fu dunque posticipata al termine della guerra. L’esito del referendum avvenuto il 2 giugno 1946, del resto, è storia nota.

 

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