Dopo gli attivisti ecologisti, adesso è la volta delle femministe, che nella giornata del 6 maggio sono entrate al museo Pompidou di Metz in Francia e hanno imbrattato con della vernice arancione alcune opere esposte in occasione della mostra “Lacan. Quand l’art rencontre la psychanalyse” (progetto espositivo dedicato allo psicanalista Jacques Lacan e al suo rapporto con l’arte).
Ad essere vandalizzate con la scritta “Me too” opere di Louise Bourgeois, Rosemarie Trockel, Valie Export, nonché la celebre opera Origine del Mondo di Gustave Courbet. Le due donne autrici dello sfregio sono state arrestate in flagranza, tuttavia durante l’azione femminista è stata anche trafugata un’opera di Annette Messager.
A rivendicare la “performance”, nonché il furto dell’opera di Messager, è Deborah De Robertis, artista lussemburghese già nota per le sue performances provocatorie e non autorizzate nei musei francesi, e adesso ricercata dalle autorità.
Chiara Parisi, direttrice del Centre Pompidou, commenta così la vicenda: «Con tutto il rispetto che abbiamo per i movimenti femministi, siamo scioccati nel vedere vandalizzate le opere degli artisti, in particolare delle artiste femministe, al centro delle lotte della storia dell’arte. Condanniamo gli atti di vandalismo contro le opere d’arte conservate e presentate nei musei».
Parole di condanna anche da parte della ministra francese della cultura Rachida Dati che dice: «Agli ‘attivisti’ che pensano che l’arte non sia abbastanza potente da sola per portare un messaggio, va detto ancora: un’opera non è un poster da colorare del messaggio del giorno».
Vandalizzare opere d’arte per veicolare un messaggio sociale o in nome di una “performance” costituisce sempre e comunque un atto di inciviltà, a danno di un patrimonio culturale che appartiene all’umanità intera e in quanto tale va salvaguardato e custodito.
