Il cibo e le emozioni hanno da sempre un legame molto stretto.
Per comprendere tale concetto: l’atto del mangiare è intriso in diverse emozioni.
Lo psicologo, Abraham Harold Maslow, attuo’ una teoria negli anni Cinquanta che prende il nome dallo stesso, che descrive i bisogni umani in 5 livelli da quelli fisiologici fino ai bisogni più raffinati e complessi.
“La piramide di Maslow”
Questa teoria nasce dall’esigenza di aiutare le persone a comprendere i propri bisogni, da una parte, e a soddisfarli dall’altra.
In funzione di tale teoria c’è da pensare che il cervello non è fermo.
Davanti al menù di un ristorante stellato, al banco frutta di un mercato rionale o di fronte all’immagine patinata di un fast food si provano tante emozioni e sentimenti differenti.
Le occasioni possono essere anche molto distanti fra loro, ma il cervello, pur coinvolgendo sensazioni potenzialmente differenti, è sollecitato nello stesso identico livello.
Tutti questi stati emotivi diversi, inoltre, sono assolutamente determinanti per la decisione finale e quindi per l’acquisto.
Ma come tutti sappiamo non è solamente la fame a guidare le scelte alimentari o il bisogno di nutrimento per la sopravvivenza.
Il cibo risponde a precisi bisogni sociali ed emotivi che, di volta in volta, si possono presentare, proprio come viene riportato nella Piramide.
Le emozioni positive legate al piacere e alla condivisione hanno costruito, soprattutto nel nostro paese, una tradizione culinaria molto importante. L’atto del mangiare diventa un appuntamento che scandisce le giornate e unisce le persone.
L’acquisto di cibo, inoltre, è a tutti gli effetti un’operazione commerciale e come le altre risponde a determinate dinamiche.
Un acquisto può essere guidato anche dalla rabbia, dalla noia, dalla voglia di aderire ad un mondo o di vedere se stessi in modo differente. Per questi motivi, occuparsi di marketing nel settore food significa tenere in grande considerazione tutti gli aspetti emotivi ed emozionali dell’atto del mangiare.