Lo sviluppo tecnologico alla fine del Novecento
Ha reso il mondo in un immagine ‘inversa’
“Controimmagine”
La crescente rapidità dei trasporti e la rivoluzione informatica ha dato vita al fenomeno della Globalizzazione; fenomeno che, nelle parole di Anthony Giddens, è costituito dalla “intensificazione di relazioni sociali mondiali che collegano tra loro località distanti, facendo sì che gli eventi locali vengano modellati dagli eventi che si verificano a migliaia di chilometri di distanza e viceversa”.
L’avanzamento del sistema informatico e tecnologico, nel corso degli anni, ha ridotto le distanze geografiche, ha ampliato la nostra rete di interconnessioni, ha reso più labile il confine tra reale e virtuale.
L’evento che meglio racchiude in se i processi sopra citati è l’11 settembre; il terrorismo varca le frontiere, modifica la nostra percezione della realtà, stravolge la nostra concezione della rappresentazione mediatica della morte.
Le immagini dell’11 Settembre 2001, degli aerei che si schiantarono sul World Trade Center, hanno costituito il momento simbolicamente più rappresentativo della contrazione della dimensione spaziale sopra delinata.
Durante la diretta televisiva di quella catastrofe, siamo diventati tutti spettatori (televisivi) e protagonisti (virtuali, sul web) di uno degli eventi più atroci della storia dell’umanità. Lo shock percettivo ed emotivo sperimentato in quell’occasione ci ha resi incapaci di distinguere la dimensione reale da quella finzionale.
Il mondo cambia radicalmente. E lo fa in un modo del tutto inaspettato e con una velocità che sorprende tutti.
L’avvenimento è così drammatico che, a partire da quell’istante, mutano tutti i punti di riferimento, lasciandoci disorientati e generando, per via dell’esposizione continua a quelle immagini, uno stato di paura permanente.
La Rete internet diventa un archivio di materiale audiovisivo relativo ai tragici fatti dell’11 Settembre infinitamente fruibile e condivisibile in qualsiasi angolo del pianeta, dando così avvio a quel fenomeno che potremmo definire:
“globalizzazione delle immagini”.
Un fenomeno che comporta una profonda ridefinizione della nostra percezione e della nostra identità.
Infatti, dal punto di vista mediatico, la riproposizione ossessiva delle medesime immagini per intere settimane ha provato a rimuovere il trauma collettivo ma, al tempo stesso, ha sfruttato il fascino perverso di quella catastrofe, avviando il processo di spettacolarizzazione della morte.
Oggi a distanza di diversi anni, con l’evento della pandemia si è consolidata la teoria “globalizzazione delle immagini”; nessuno è escluso da quello sguardo isolato di una mascherina.
Anche se la nuova forma di tecnologia avanza “I.A.”, e sta rendendo tutto possibile, la memoria e la percezione emotiva resta aggrappata al senso della ‘controimmagine’ (“immagine inversa”) di sé stesso e degli avvenimenti.