lunedì, Maggio 6, 2024
HomeRubricheUno sguardo da PonteCosa è in cottura nella Fucina del Mondo

Cosa è in cottura nella Fucina del Mondo

domenico ocone 150x150 1

 

Di recente devono aver destato una certa perplessità i comportamenti di diverse aziende che producono energia elettrica in varie parti del mondo. Seppure in modo dissimile, si sta assistendo un pò dovunque a comportamenti resilienti adottati da parte di quelle stesse aziende.

L’Italia è uno dei paesi dove il fenomeno si manifesta con particolare evidenza. Alcune situazioni in essere o prossime al divenirlo, se riordinate con una determinata logica, possono essere di aiuto per comprendere l’ effettivo stato dei fatti. Quanti hanno avuto modo di seguire, anche solo dall’ inizio di quest’anno, il comportamento dei gruppi che producono e distribuiscono energia elettrica, si saranno chiesti se fossero loro a non capire o, come è più probabile, che le stesse notizie di quel comparto risultassero in definitiva contraddittorie. Espresso nella maniera senza fronzoli che è tipica dei Coltivatori Diretti, il nocciolo della questione suona come segue. Si afferma solitamente, soprattutto da parte della Mano Pubblica, che l’attività per la difesa dall’inquinamento derivante dal processo di produzione di energia elettrica con l’utilizzo di idrocarburi, debba essere più attiva che mai. Di conseguenza svelare l’arcano, cioè come sia possibile che il Gestore Pubblico degli idrocarburi nel Paese, peraltro monopolista, l’ENI, vada, con foga per niente ridotta rispetto agli anni ruggenti, quelli del Miracolo Economico, a caccia di giacimenti sotto la terra e in fondo al mare. Anche se passate con prudenza dai mezzi dell’informazione, sono tante le notizie che anticipano e seguono tali battute di caccia grossa, comuni a tutti i paesi il cui bilancio energetico si chiude con il segno meno. Ciò significa che essi hanno bisogno di un’ aggiunta a quanto producono all’ interno dei loro confini. Possono compensare quel gap anche importando energia pronta all’ uso da paesi vicini attraverso gli elettrodotti, anche essi in continuo potenziamento. In tal caso il costo di ogni KW importato è superiore a quello di produzione diretta, ma le pratiche di smaltimento dei rifiuti prodotti spetta all’ azienda esportatrice. Quanto è stato appena riportato non è una prerogativa solo nazionale, più precisamente della UE. Gli USA già da tempo hanno messo in atto nuove tecniche di perforazione che permettono di captare petrolio e gas dove le trivelle tradizionali non riescono a addentrarsi. Quegli osservatori citati all’inizio della nota, insieme a molti altri che si trovano sparsi in giro per il mondo, avranno certamente avuto conferma che, tra il dire e il fare, c’è di mezzo il mare. Tanto non é causato dalla poca attenzione di quanti si occupano della problematica in oggetto. A voler appena estendere le osservazioni riguardanti alcune delle cause dell’ inquinamento, si deve considerare che per la produzione e lo smaltimento delle batterie dei mezzi che alimentano è necessario altrettanto impegno di quello occorrente per lo smaltimento dei residui della combustione degli idrocarburi, se non maggiore.

Ieri é stata la Giornata Mondiale della Terra, che ricorre ogni 22 aprile dal 1970. Quest’ anno il filo conduttore è stato la soluzione del problema dell’ inquinamento causato dalla plastica che va a ricoprire il mondo perché non sempre smaltita con una tecnica mirata. Ritorna immediatamente alla memoria che il problema dell’ inquinamento era giá conclamato e scottante oltre mezzo secolo fa. Non riguarda solo l’ Italia, ma buona parte del pianeta. Non bisogna assolutamente contentarsi dei risultati (esigui) ottenuti e quindi perdere l’abbrivio, ritirandosi in un volontario quanto incosciente apartheid. Oltre al danno ambientale, c’è da tenere in conto quello economico che non è do poco conto. Oltre a più che probabili duplicazioni di ricerche e notevoli perdite di tempo. Le stesse che, all’ inizio del nuovo secolo, già bastano e avanzano. Di conseguenza per ora i costi energetici sono destinati a salire, non limitandosi al breve periodo.

Sarà confermato l’assunto di Paolo Conte che la benzina è rincarata, ma non come nel ’56, quando un litro era arrivato a costare più di un chilo di insalata. Probabilmente bisognerà far riferimento a qualcosa di più caro. Potrebbe essere una bistecca, perchè l’ affermazione resti ancora valida.

RELATED ARTICLES

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

Eventi in programma

Google search engine

ULTIME 24 ORE

Google search engine