domenica, Maggio 5, 2024
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L’archivio Storico NON polveroso della Fondazione Banco di Napoli

“L’ARCHIVIO STORICO NON POLVEROSO”

Quando ascoltiamo il termine “archivio” la nostra mente in molti casi immagina un luogo polveroso, grigio e senza vita.

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Tuttavia, il solo suono del tacco che preme sul suolo delle scale ti conduce verso un luogo che racchiude in sé il mistero di un “tempo” vissuto; si aprono le porte e in un istante si è avvolti dall’effluvio ubriacante di storia, conoscenza e di vita vissuta. Ovvero, negli scaffali granitici l’ammasso dei fascicoli con sfumature di beige illuminano un percorso che ti proietta alla quotidianità di un tempo andato dal XVI e XVII secolo del mondo partenopeo fino al mistero dei giorni nostri.

Un percorso che Arte’s TV, ha voluto vivere.

Le nostre telecamere sono state ospiti fra le mura della Fondazione Banco di Napoli con una guida speciale il Direttore Generale, dott. Ciro Castaldo che ha descritto ai nostri microfoni tratti e dettagli della storia dell’archivio conducendoci verso le stanze che custodiscono in questi giorni la tela di Caravaggio “La Presa di Cristo”.  Una esperienza che è andata in onda sulla nostra  Web Tv, oggi è possibile rivederla sul profilo di YouTube di Arte’s TV. Inoltre, fino al 16 giugno 2024, è possibile visitare il dipinto misterioso di Michelangelo Merisi da Caravaggio.

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Ubicato in una delle tre arterie antiche di Napoli, Via Dei Tribunali, il palazzo Ricca con il suo stile cinquecentesco custodisce, come accennato, l’Archivio storico della Fondazione Banco di Napoli. La fondazione conserva il più grande archivio di natura bancaria al mondo, ereditato nella scissione dal Banco di Napoli, insieme alla biblioteca e all’emeroteca. Nel 1990, in seguito alla riforma Amato-Carli, si ha una scissione tra fondazioni e banche, che ha portato al giorno d’oggi a riconoscere la “Fondazione Banco di Napoli”, come ente no profit, privato e autonomo che si dedica agli interessi sociali e di promozione dello sviluppo economico e culturale nelle regioni del Sud Italia.

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L’archivio, recentemente dichiarato patrimonio dell’Unesco, è dislocato su quattro piani in 330 stanze con 80 chilometri di scaffalature lineari che racchiudono in sé le ”carte” contrattuali  dei “banchi pubblici Napoletani” dal 1500 ai tempi più recenti; possiede, quindi, oltre 500 anni di documentazione che consentono di tracciare un percorso del “vissuto partenopeo” e di quello che l’ha accarezzato nei secoli.  Attraverso dati e documentazioni, questo “ente” vanta non solo di raccontare gli aspetti minuziosi della “variopinta vita economica” dei diversi strati sociali ma ha anche il privilegio di possedere delle “transazioni bancarie” inimmaginabili. Basti pensare alla “causale di pagamento” con ‘l’anticipo di 200 ducati che avvenne il 6 ottobre 1606 tra Niccolò Radulovich, ricco mercante di Dubrovnik in Croazia’, marchese di Polignano e Michelangelo Caravaggio. Questo documento esalta un particolare descrittivo dell’opera commissionata, che tutt’oggi è avvolta da un mistero, visto che non è stata mai rinvenuta.

Particolari storici, che rendono lo scenario dell’archivio un luogo di esaltazione del pensiero socio-economico e culturale, di un passato che viene catturato attraverso un respiro ad occhi chiusi, con la mente che viaggia verso un insieme di emozioni trascritte con l’inchiostro che delinea le linee sottili di un trascorso antropologico.

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