sabato, Maggio 4, 2024
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Le implicazioni e le complicazioni dei conflitti in corso, a partire da Israele

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La settimana è finita in gloria – al contrario – e ancora una volta ritornano particolarmente attuali le parole di Ennio Flaiano: “la situazione è tragica ma non seria”.

Nell’attuale frangente occorre solo aggiustare il tiro perché la definizione possa calzare a pennello sui fatti in medioriente, sostituendo la qualifica seria con lineare. Di fatti ieri mattina è venuto fuori che quanto dichiarato il giorno prima da Israele, che non ci sarebbe stata una risposta di fuoco all’Iran, quello seguente si era rivelato di tutt’altro genere, per decisione unilaterale di Tel Aviv.

Di tal fatta, ogni previsione sugli sviluppi di quella guerra può vedersi sempre più vanificata, rendendo inutile ogni operazione di paesi terzi volta al rientro delle ostilità. In effetti Israele, il giorno stesso della incursione senza alcun preavviso sull’ Iran, avrebbe bombardato anche un obiettivo militare in Iraq, distruggendo cespiti e facendo vittime. Non è ancora certa l’attribuzione della responsabilità del gesto a Tel Aviv, ma sono diversi gli indizi che la fanno credere tale. È stato così allargato, anche se per ora con un unico episodio, il fronte di guerra e tanto basta da solo a far stare sulle spine l’Occidente, la UE prima di tutti. Basta riflettere anche poco per aver conferma che Hamas viene citato dall’ informazione in misura sempre minore,molte volte incidentalmente.

In effetti, continuando di questo passo, sarà confermata l’ipotesi che quella guerra che ha preso inizio da un attentato, peraltro già noto durante la sua preparazione, si è rivelata un’ esplosione di violenza globale, che covava da tempi remoti nell’animo di quelle popolazioni. Le stesse che, mano a mano che la violenza si accentua nella striscia di Gaza, decidono di schierarsi. Vengono così alla memoria le parole del Colonnello dell’ Aviazione Inglese Thomas E. Lawrence.

Nel suo libro “I sette pilastri della saggezza” anticipò uno scenario che, ancora oggi, è rimasto lo stesso, solo aggiornato. Il motivo conduttore del pensiero del Colonnello Lawrence, espresso nelle considerazioni appena scritte,è confermato dalla guerra in corso in quelle lande. Esso consiste nella desolante constatazione che le varie tribù in cui è divisa la popolazione araba, non metteranno la stessa in condizioni di emanciparsi e progredire, se prima non saranno sanate le loro controversie tribali.

Lawrence d’Arabia, questo il nome che gli avevano dato gli abitanti di quelle nazioni, provò più volte a discutere della questione con i capi delle tribù di cui erano composte, ma ogni suo sforzo si rivelò vano. Eppure molti di quegli interlocutori, che erano sceicchi o rappresentanti al vertice della classe dirigente, si erano laureati nelle migliori università inglesi, senza che ciò avesse fatto perdere loro retaggi atavici.

È passato un secolo da quando accadevano quelle vicende e, ancora oggi, è quanto accade di norma. Come le strade tracciate nel deserto, che sono percorse tanto da costose automobili, quasi sempre occidentali, quanto da mandrie di cammelli. Altrettanto succede per le città costruite di recente ex novo e circondate solo dalla sabbia. Quelle appena descritte sono solo alcune delle discrasie che non hanno permesso, nel corso dei secoli, che le diverse culture orientali riuscissero a trovare punti di incontro con quelle occidentali. Quanto appena riportato influirà, con buona probabilità negativamente, sulla rapida messa a regime del Piano Mattei. Esso riveste ancor più importanza strategica, soprattutto per la logistica, strumento fondamentale perché l’Occidente possa ricevere gli idrocarburi estratti oltre lo Stretto di Ormutz.

I prossimi giorni saranno particolarmente importanti, perché nel corso degli stessi, si svolgeranno diverse tornate elettorali in vari stati. In merito è prudente non sbilanciarsi. Che esse saranno comunque influenzate sia dai fatti appena descritti, sia dalla vicenda ucraina, è fuori di ogni dubbio. Bisognerà riprendere quanto prima l’analisi degli sviluppi.

Anche il Piano Mattei potrebbe risentire degli effetti di disturbo di quella matassa di interessi contrastanti. La stessa che sta tenendo in armi le popolazioni che vivono a quelle latitudini: sembra facile, eppure non lo è.

Se si riesce a far diminuire la fiamma di quei focolai, probabilmente la speranza di trovare un’ intesa resta sempre la migliore delle soluzioni. Del resto indulgere all’ ottimismo non è peccato e, in più, non costa niente, mentre le armi eccome!

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